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“Tutti giù per aria”: la vertenza Alitalia (non) è un film…

Creato il 20 gennaio 2012 da Onesto_e_spietato @OnestoeSpietato

“Tutti giù per aria”: la vertenza Alitalia (non) è un film…

Tutti giù per aria di Francesco Cordio, nonostante la vocazione del titolo up in the air, è un docufilm con i piedi per terra, ancorati a terra, privo del conforto dei cieli, denso di tutti gli elementi di una battaglia combattuta in strada con presidi e manifestazioni. Vi si raccontano le vicende della vertenza Alitalia, durata otto mesi, dall’agosto 2008 (tra il 28 e il 31 del mese la nostra compagnia aerea di bandiera ferma la sua attività dopo 60 anni a pieno ritmo) all’aprile 2009. Vediamo quindi il commissariamento, le offerte giunte e mai concretizzate con Air France, la nascita di CAI, la cassa integrazione, il malo-principio del “vogliamo il miglior materiale umano al minor costo”. Tutto questo giunge alla sensibilità dello spettatore tramite il punto di vista dei lavoratori, dando voce a quella compagine risultata quasi del tutto muta e nulla nelle news diramate dai media in quei mesi di passione.

Il montaggio di Francesco Biscuso (scrematura di oltre 80 ore di video) mischia e alterna materiale e interviste girate live durante le proteste con audio di telegiornali e interventi di sindacalisti o grandi personaggi del teatro e del piccolo schermo come Ascanio Celestini, Marco Travaglio, Dario Fo. Ma c’è posto anche per inserti di fiction con protagonista uno stewart cassaintegrato, impersonato dall’attore italo-argentino Fernando Cormick, che ci conducono dalle stelle alle stalle in una normale e funesta giornata lavorativa. L’assistente di volo si fa la barba, si veste, va all’aeroporto, incontra i colleghi, e qui il mondo, e anche il cielo, gli cadono addosso. Inserimento di finzione che, di fronte a tutto il resto, appare ridicolo, goffo, evitabile, ma allo stesso tempo funzionale, per contrappunto, nel marcare il dramma di ciò che, purtroppo, è stato realtà e non “film”. Ad amalgamare il montaggio la calda e nitida voce fuoricampo di Roberto Pedicini, noto doppiatore di Kevin Spacey.

Dopo Inti–Illimani – Dove cantano le nuvole, Francesco Cordio dimostra di essere documentarista preciso, che si pone un fine e lo persegue a testa bassa. Il messaggio è uno e univoco, non lascia scampo a divagazioni. Il risultato è un’opera volutamente “di parte”, una pièce à thèse che sposa un unico punto di vista, atto a rendere tangibile uno dei più grandi “naufragi” aziendali dell’Italia recente. Un reportage sentito e necessario, degno del miglior programma d’inchiesta di Rai 3 e meritevole di essere mostrato nelle scuole. Emerge forte, come anche detto al megafono da un manifestante, come l’ “Alicidio” possa essere per il futuro del Belpaese un caso esemplare: perché se ad ogni passaggio d’azienda si possono distruggere le regole contrattuali pregresse, è la fine per tutti, è un triste caso particolare che assume valenze e diffusione “universale”, ripetibile a nuove vittime come insegnanti, metalmeccanici, ecc.

Degne di nota la bella canzone di Luca Bussoletti che chiude il film e il “siparietto” finale (dopo i titoli di coda) di Ascanio Celestini, che irrompe con tono tragi-comico declamando con fare dimesso il suo racconto inedito “L’aereo di carta”.

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