Quando sentiamo parlare di “sorriso enigmatico” è innegabile pensare a lei. La Gioconda è forse il quadro più famoso al mondo, opera del genio di Leonardo da Vinci, conservata al Louvre di Parigi.
In seguito Luigi XIV la volle a Versailles, mentre Napoleone la fece addirittura appendere nella sua camera da letto. Nei restanti periodi il ritratto fu sempre al Louvre, eccezion fatta per quello della Guerra Franco-Prussiana e delle Guerre Mondiali, e dei due anni successivi al 1911, anno nel quale fu rubata.
Autore del furto fu un ex impiegato del Louvre, Vincenzo Peruggia, convinto che il dipinto appartenesse all’Italia e non dovesse quindi restare in Francia. Egli portò l’opera nel nostro Paese e, nel 1913, cercò di venderla a un mercante d’arte di Firenze.
Fu però arrestato e il dipinto venne recuperato. Prima di restituirla alla Francia, la Gioconda venne esibita in tutta la Penisola: agli Uffizi di Firenze, all’ambasciata di Francia di Palazzo Farnese a Roma, infine nella Galleria Borghese.
La Gioconda è nota anche come “Monna Lisa”, dove “monna” è diminutivo di “Madonna”, appellativo che in epoca rinascimentale corrispondeva all’odierno “signora”. Si tratta di un dipinto su tavola che l’artista realizzò a Firenze tra il 1503 e il 1514.
Tale ipotesi sarebbe sostenuta dal Vasari, grande storico dell’arte, che scrisse: “Prese Leonardo a fare per Francesco del Giocondo il ritratto di Monna Lisa sua moglie, e quattro anni penatovi lo lasciò imperfetto, la quale opera oggi è appresso il re Francesco di Francia in Fontanablèo”.
A tal proposito nel 2012 è uscito un libro intitolato “Il segreto della Gioconda”, opera dello scrittore e ricercatore Silvano Vinceti. L’autore sostiene la teoria secondo la quale è possibile ricostruire il volto della Monna Lisa utilizzando i resti rinvenuti a
Nell’agosto 2013 è stata aperta la tomba dei Gherardini, poiché serviva un test del dna per risolvere, con la genetica, il mistero di questo quadro. Nella chiesa della santissima Annunziata a Firenze si trovano i resti del marito della presunta Monna Lisa, Francesco di Bartolomeo del Giocondo, e soprattutto dei suoi due figli, con i quali potrà essere compiuta la comparazione genetica.
L’obiettivo è cercare di stabilire se alcuni resti ritrovati negli scavi del complesso di Sant’Orsola a Firenze siano riconducibili a quelli della modella di cui si è servito Leonardo. La ricerca sui resti mortali della Monna Lisa è iniziata due anni fa in concomitanza con gli scavi compiuti dalla Provincia di Firenze nell’ex convento.
Per consentire l’esame del dna, dopo 300 anni, è stata aperta la cripta dei Martiri che si trova dietro l’altare maggiore. “Al momento sono in corso gli esami del carbonio 14 su tre degli otto scheletri ritrovati nella chiesetta del complesso di Sant’Orsola che erano risultati compatibili con l’età in cui è morta Lisa Gherardini” ha dichiarato Silvano Vinceti, responsabile della ricerca e del comitato nazionale per la valorizzazione dei beni storici, culturali e ambientali.
Uno dei più grandi misteri di tutti i tempi sta per essere risolto. Dovremo aspettare l’esito degli esami compiuti proprio in questi giorni dagli esperti, i quali hanno riferito di aver ritrovato uno scheletro forse appartenente ad una donna, ma che potrebbe essere quello di una qualsiasi suora del convento.
Ricordiamo che Lisa Gherardini è morta a 63 anni, nel 1542, quindi il materiale su cui lavorare è davvero datato nel tempo. Ed ora, solo per noi, concedetemi una riflessione. Nonostante secoli di studi, la Gioconda conserva il suo fascino misterioso. Quando ci si trova là davanti, ci sono tre cose che amo pensare. Il quadro è più piccolo di quello che ci si aspetta, ma infinitamente “potente”; ti segue con gli occhi, ovunque tu ti sposti; ed è Leonardo stesso che si fa beffa del visitatore.
Written by Cristina Biolcati