Ritornano, nell’ultimo film di Paolo Virzì “Tutti i santi giorni”, i temi dell’amore e del lavoro precario, ma in chiave decisamente più romantica e in forma più introspettiva.
Guido è colto, appassionato di storia e lettere antiche, ma per sbarcare il lunario ha dovuto accettare un modesto impiego come portiere di notte presso un grande albergo. Guido è pacato, paziente, perseverante, un’indole diametralmente opposta a quella di Antonia. Ma si incontrano per puro caso una sera al piano bar e si amano, fin dal primo momento.
A dividerli, oltre alle diversità caratteriali, c’è il ritmo sfasato delle loro giornate. Guido torna dal lavoro poco dopo l’alba, giusto in tempo per svegliare Antonia con un fiore, un caffè e la citazione del santo del giorno. Un sorriso, poi un bacio, poi….e l’immancabile ritardo al lavoro per Antonia.
Un grande amore e il forte desiderio di un figlio sono il loro collante. Un figlio che tuttavia tarda ad arrivare. Un desiderio che, insuccesso dopo insuccesso, si trasforma per Antonia in ossessione e senso di colpa.
Nonostante Guido le sia sempre accanto nei momenti più bui, rassicurandola e confortandola, Antonia si sente inutile, inadeguata, sbagliata.
Così, un giorno raccoglie le sue poche cose e scompare. Al rientro, sul tavolo, Guido trova solo un biglietto: “Me ne vado per colpa mia”.
Guido la cerca, alla fine la ritrova. Poche parole tra loro, ma lunghi silenzi, sguardi intensi, timidi sorrisi, per capire che nulla è cambiato.
La vita li ha posti di fronte a dure prove dalle quali sono usciti maturi, diversi. Ora possono continuare insieme il cammino intrapreso, pronti ad affrontare il loro destino con meno dubbi e timori.
Al di sopra ed al di là di tutte le difficoltà, passate e future, veglia il loro amore, forte, coriaceo, indistruttibile, una delicata magia nella quale Virzì sembra quasi volersi muovere in punta di piedi, per non disturbare.
Written by Fiorella Carcereri