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Lunedì 18 Luglio 2011, il Gazzettino ed. Udine
NUOVO LIBRO DI ROBERTO MEROI
Tutti i volti di Udine per amarla a prima vista
La novità letteraria di questa afosa estate arriva da Roberto Meroi con un fresco “Tutti i volti di Udine assolutamente da scoprire e amare” (Editoriale Programma) di recentissima uscita nelle librerie.
Meroi conduce idealmente degli amici alla scoperta della città friulana facendoli entrare nei musei, nelle chiese, nei palazzi, portandoli sulla specola del Castello, sui ponti delle rogge, a prendere il fresco nei giardini. Ma anche accompagnandoli a fare un giro per le piazze e le vie del centro, a vedere le più fascinose vetrine, a prendere l’aperitivo nei caffè più chic. E naturalmente facendo conoscere il Tiepolo e il Quaglio, Giovanni da Udine e Arturo Malignani, le porte e le fiere cittadine, come pure le osterie e le trattorie dove andare a bere e mangiare friulano.
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17 luglio 2011, Messaggero Veneto, di Paolo Medeossi
IL LEONE EDUCATO SULL’ARCO BOLLANI
Che tristezza leggere l’altro ieri l’articolo sulla spericolata vita notturna che ha come teatro via Manin. L’insieme sembra tranquillo, tipico di una città dai ritmi assopiti. Ma non è così. Ed è un peccato in quanto ne esce scheggiata l’atmosfera di un centro che non ha alcuna emergenza sociale da scontare e quindi da manifestare. Un luogo che merita di essere invece descritto come accade in un libro appena uscito, proposto dalla Editoriale Programma. Si tratta di 190 pagine (12 euro il prezzo) nelle quali Roberto Meroi narra Tutti i volti di Udine assolutamente da scoprire e da amare. I capitoli vanno toccare i nervi più sensibili riguardanti storia, personaggi, vita comunitaria della città, e sono accompagnati da una serie di foto scattate dallo stesso autore. Si tratta dell’ennesimo viaggio nell’anima e nelle viuzze di una Udine che rivela, incredibilmente, sorprese e notizie stupefacenti, pur essendo piccola e ormai molto perlustrata. Meroi continua, attraverso il suo stile, un lavoro di indagine che ha avuto celebri e amatissimi precursori. Il libro ripropone vicende anche note, ma inserite in una cornice inedita e soprattutto ne aggiunge altre.
Chi va a caccia di simili emozioni ed ebbrezze, fra i testi più noti attinge certamente alla collana di “Avanti cul brun”, ovvero i 34 lunari pubblicati fino al 1967 da Arturo Feruglio, in arte Titute Lalele, che nell’insieme forniscono un ritratto eccezionale. Nel mercatino (Robis di une volte) andato in scena domenica nel quartiere di via Di Giusto, una signora metteva in vendita alcuni pezzi del prezioso almanacco ormai introvabile (all’onesto prezzo di 15 euro) e in quello del 1954 a esempio si poteva rintracciare la curiosa vicenda dei leoni di piazza Libertà, scritta da Carlo Someda de Marco.
Come si sa, il Friuli fu per quasi 400 anni sotto il dominio veneziano e dunque fu costretto a riempirsi di simboli che ricordassero la Serenissima. Volendo abbondare (come sempre nei confronti dei conquistatori di turno) gli udinesi, per non sbagliare, piazzarono ben tre leoni di San Marco nel luogo più significativo, e tutti fecero una brutta fine quando apparvero i francesi di Napoleone che nel 1797 misero fine alla Repubblica veneziana. Ma poi, Bonaparte sconfitto e reso innocuo, i felini in pietra riapparvero un po’ alla volta e questa è la curiosa vicenda narrata da Someda de Marco.
Quello sistemato sulla colonna, eretta nel 1539, venne subito abbattuto dai francesi e poi ricollocato in tale posizione da cui guarda solenne tutta Udine il 7 agosto 1883, su deliberazione del consiglio comunale dopo che anche la nostra città ormai dal 1866 era stata annessa al Regno d’Italia. L’alato felino venne scolpito da Domenico Mondini di Nimis su disegno di Giovanni Masutti. Un po’ meglio andò al leone che spunta sulla torre dell’orologio progettata da Giovanni da Udine. Non venne demolito all’avvento francese, ma solo rivestito da mattoni in modo da nasconderlo. Riapparve nel 1866, subito dopo che gli italiani avevano cacciato gli austriaci.
Più laboriosa è stata l’esistenza del terzo leone, il più imponente, quello sopra l’Arco Bollani da cui si accede al castello, costruito nel 1566. Infatti la sua mole impedì una ricollocazione tempestiva e del ripristino si cominciò a parlare solo nel 1933 sotto il podestà Gino di Caporiacco. A quel tempo la giunta comunale deliberò di ricollocare il leone in risposta all’abbattimento dei leoni veneziani avvenuta a Traù in Dalmazia da parte delle autorità jugoslave. Intanto, come prova, venne messo sull’arco un simulacro in gesso. Il leone vero e proprio, pesante 35 quintali e realizzato dall’artista vicentino Egisto Caldana, fu rimesso lassù la sera del 6 luglio 1953, ma con una novità rispetto all’originale. Il leone, anzichè verso nord, era rivolto a sud. «Il felino – scrisse Someda de Marco – dopo 156 anni ha voluto cambiare posizione. Infatti ha trovato più logico volgere la fronte anziché la coda ai cittadini che transitano ai suoi piedi…». Gli udinesi ritrovarono insomma un leone più educato e, si spera, meno dominante.