Tutti insieme affezionatamente...

Da Suster
Rientrate alla base dopo faticosa parentesi romana, riordino le idee e i pensieri, recupero i ritmi e le abitudini e metto mano ai propositi lasciati a mezz'aria.
Oggi volevo illustrare il mio regalo di compleanno (ancora?) da parte del beduino.
Regalo spontaneo e inaspettato:
- Ciccionismo cosa vuoi che ti regali per il combleanno? Scusa ma non so brobrio che fare e non ho mai tembo per bensarci.
- Ma niente, Hasuna, che mi vuoi regalare. Guarda, vuoi farmi contenta? Perché non ce ne andiamo da qualche parte, io, te e la pupa, che è un bel po' che non ci facciamo un giretto insieme, eh? Mi porti a San Gimignano?
Poi il regalo di compleanno ad uso e consumo strettamente nuclear-familiare, a  causa di improvvisa imbucata quasi sorpresa di mamma e fratelli augurali, si è trasformato in un'allegra scorribanda cumulativa autunnale per le strade dello splendido comune della Val d'Elsa, che ora vi illustrerò, per vostra gioia e sommo gaudio degli occhi e della mente.
Il nostro viaggio parte da qui: apre le danze una leziosissima pupa in rosso e ciuccio:

Pronti, partenza...
Non so voi, ma ci sono alcuni particolari che a Suster colpiscono l'occhio, in qualsiasi posto lei vada, particolari che non riesce ad esimersi dall'immortalare, perché chissà cosa suggeriscono alla sua psiche contorta, o forse solamente coccolano il suo capriccioso senso estetico.
Non ci vuol molto a capire quali essi siano, a giudicare dai suoi scatti...
Una di queste categorie è senz'altro quella delle porte...


Porta aperta per chi porta, diceva un vecchio detto...
Ma poi ci sono i tetti, i cornicioni, i sottarchi, le trifore, i contrafforti, i costoloni...


... le finestre, gli archi, le aperture su un cielo azzurrissimo!

Le fessure, le strettoie, gli spiragli, i pertugi, gli spazi angusti, il sovrapporsi reiterato di architetture in rapida successione, strette strette, vicine vicine quasi a ripararsi dalle raffiche di vento sferzante, che spazza le strade e i vicoli della città, tutta arrampicata in cima al suo bel poggio, che coglie di sorpresa gli incauti visitatori sguarniti di adeguate palandrane, raminghi per le via, cercando un posto ove entrare a mangiare, subissati dalla calca umana del turismo domenicale, che non si placa nemmeno in una giornata di ottobre oramai inoltrato.
E allora vagare per le vetrine agghindate a catturare l'occhio bramoso di facoltosi vacanzieri transalpini




Un allestimento shickosamente rustico dà sfoggio a un arsenale alimentare tutt'altro che islamico, in cui fa bella mostra un sussiegoso cinghialotto imbalsamato che affascina in particolar modo la più piccola del gruppo, che si perde con lo sguardo tra le mille meraviglie di questi antri incantati.



Torri svettanti e racchiuse entro cornici cuspidate, balaustre smerlettate e architravi orlati di pizzi marmorei traforati: con che nobile eleganza la città ci invita  ad ammirare i suoi gloriosi trascorsi, e a percorrerla, rapiti, naso in aria, a cogliere l'accavallarsi degli elementi architettonici.


Quel che rimane oggi è un brulicare contino e incessante di umanità affamata di prodotti tipici e angolini pittoreschi da immortalare, per poter dire: ecco, ci sono stato.
Eppure, come resistere?


Di fronte all'ingresso della gelateria che espone sotto l'insegna l'avviso: "Qui il gelato campione del mondo", una coda di alcuni metri di gente assiepata farebbe passar la voglia al più accaldato viaggiatore agostino in astinenza glicemica, ma mi chiedo come si possa desiderare di ibernarsi labbra e palato con questo vento gelido crudele fustigatore di oggi, e come poi accettare di fare una fila simile solo per accattarsi un gelato che, diciamocelo, sarà pure campione del mondo, ma in cosa mai potrà essere migliore di qualsiasi altro gelato artigianale già assaggiato in vita tua?
Noi di certo non ci fermiamo. Non è tempo di gelati questo. Di fatti la gelateria successiva è deserta, per quanto assai più caratteristica la vetrina.
Una piccola viaggiatrice si aggira per le vie scoscese dell'antico borgo...


Gira che ti rigira, una terrazza al sole dove fermarsi a consumare una fugace pizza tonda e mezza, da dividere in cinque e mezzo.



Gnam gnam...

Attimi di relax. Molto freddo, poca pappa...

Risultato: molta fame residua!

Solo lei pare soddisfatta, e parte col suo show:

Pretendendo applausi entusiastici.
Un attimo voyeuristico di intrusione nella vita altrui: ciabatte stese ad asciugare. Come resistere?


E sulla soglia di casa il riassunto feticista dei suoi abitanti.

Dettagli preziosi, e le nostre sagome in controluce che proseguono il cammino, nell'istante in cui cedo la macchina fotografica.
Un ultimo saluto alle tue torri svettanti, così diverse, così uniche, così gloriose, malgrado gli alberghi di lusso che oggi si sono annidiati nel loro seno; un ultimo sguardo alla campagna senese sotto di noi, dall'alto del belvedere.


Un ultimo omaggio alla bellezza nascosta nei tuoi angolini, nei particolari minuti del tuo quotidiano...


Scoprendo tra le pieghe della tua storia, i segni di una vita attuale, fatta di oggetti di tutti i giorni.


E va bene, mi avete scoperto! panni stesi: un'altra fissa di Suster.
Sarà che mi stupisco sempre di come rivelino un'intimità tradita agli occhi del primo estraneo di passaggio, tangenziale e fortuito nelle vite di chi invece qui risiede.
Vi lascio con un'immagine enigmatica: e questo cos'è?

Chi indovina vince un paio di mutande immortalate a San Gimignano.

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