Gabriella, parlaci di te. Quanto assomigli a Lolita?
“Lolita c’est moi”, mi piacerebbe dire, ma non è così. Il personaggio è di fantasia, ma come dice Baricco, l’autore è nei dettagli. E anch’io sono presente nella mia protagonista in alcuni tratti, nella tipicità delle donne del Sud, per esempio.
Ma tu vivi a Parigi o a Bari? Quanto è importante la tua città in quello che scrivi?
Gertrude Stein diceva: L’America è il mio Paese, Parigi è la mia città. Prendo a prestito la frase, per dire che vivo in provincia di Bari, ma idealmente sono sempre a Parigi, mio luogo dell’anima, dove torno ogni volta che posso.
Com’è nata l’idea di Lolita?
E’ nata in omaggio a Salvo Montalbano, leggendo i libri di Andrea Camilleri. Ho fantasticato su come potesse essere un commissario donna con le sue stesse caratteristiche, e Lolita ha preso forma, consistenza, e profumo d’arance.
Ne “La circonferenza delle arance” descrivi una specie di faida familiare ove le donne sembrano reggere i giochi. Quanto influisce, nelle tue storie e in questa in particolare, l’ambiente sociale e geografico nel quale i personaggi si muovono?
Vivo al Sud, e di questo mi piace raccontare, e nelle pieghe più tradizionali del mio territorio, esistono davvero i personaggi che io racconto, anche se nei miei libri il tuo viene raccontato con ironia, e costume.
Qual è il tuo atteggiamento nei confronti delle donne? E del femminismo (che termine arcaico! Però hai capito cosa intendo chiederti!)?
Trovo che le donne siano in questo momento il sesso forte, che talvolta hanno utilizzato male le importanti conquiste del ventesimo secolo, e che la partita per l’affermazione dei diritti sia ancora in parte da giocare. L’errore in cui non bisogna incorrere, a mio avviso, è quello di fingere di essere uomini. Bisogna essere donne orgogliosamente, con le nostre prerogative di sensibilità, cura, maternità, che appartengono al genere femminile da sempre. Portiamo all’esterno quello che siamo nella vita privata, senza vergognarci.
La tua narrativa è molto ironica, le descrizioni sono sempre molto colorite e colorate. Qual è la tua poetica? Ti ispiri a qualche autore in particolare? Quali letture ti hanno conquistato?
Leggo moltissimo, sin da bambina, ma non mi ispiro a nessun autore in particolare. Piccole donne, ha sicuramente influenzato il mio destino, e le commedie di De Filippo. C’è però un libro che vorrei aver scritto. Ed è “La voce a te dovuta” di Pedro Salinas. Non posso vivere senza la poesia.
In “Giallo ciliegia” comincia a prendere corpo l’idea della “serie” di episodi. Immagino ce ne saranno altri, di episodi … Puoi darci qualche anticipazione?
Sì, per volontà del mio editore (Cesare Demichelis Marsilio/Sonzogno) e dei lettori, che hanno immediatamente amato il personaggio, Lolita diventa seriale. Ci saranno altri episodi, spero tanti.
Ritieni importante, per uno scrittore, la fidelizzazione del pubblico attraverso situazioni ricorrenti, tipizzazioni di personaggi, “tormentoni” … Spesso il pubblico ama eleggere un proprio “beniamino”, che diviene quasi un amico o un familiare.
I lettori vanno conquistati con il cuore e con il rispetto, mai con le strategie. Lo dico da lettrice quale io sono. Mi piace avere con i miei lettori un dialogo costante attraverso la mia pagina Facebook. E faccio tesoro di consigli, apprezzamenti, e critiche. Senza chi legge, i libri non esisterebbero.
Naturalmente condivido e apprezzo il tuo senso di rispetto nei confronti dei lettori.
I tuoi romanzi si concludono con “le ricette di Lolita”. Cosa ne pensi dei “piaceri della vita” in generale e dell’edonismo come filosofia di vita?
Sono edonista nel senso classico, etico ed estetico del termine, come tutti gli italiani del resto, nati ed educati nella bellezza e nell’arte. La bellezza è anche in un piatto tipico e in un buon bicchiere di vino. E dei sapori tradizionali racconto nelle appendici gastronomiche che inserisco in ogni mio testo.
Sei l’organizzatrice della rassegna letteraria “Il libro possibile” a Polignano Mare. Di che cosa si tratta? Chi può partecipare?
Sono organizzatrice di questa rassegna insieme ad altri tre amici. E’ uno dei più importanti festival letterari del Sud, giunto ormai alla decima edizione. E’ una vetrina di libri allestita in un contesto vacanziero e di grande bellezza, in uno dei centri storici più affascinanti d’Italia. Proponiamo una selezione di libri stranieri e italiani, con autori di grande richiamo, ma guardiamo anche con grande attenzione alle proposte che ci vengono dalle piccole case editrici del nostro territorio.
Ci vuoi parlare dell’esperienza televisiva?
E’ una cosa che sta nascendo adesso, ma l’anno prossimo vedremo Lolita Lobosco in tivvù su Rai 1 e questo mi rende molto felice.
Nei tuoi romanzi, si allude a una collaborazione tra Lolita e Salvo Montalbano …
Bè. Lolita nasce da lui, era giusto che facesse parte del suo background lavorativo. Salvo le ha insegnato il mestiere. E lei gli sarà grata, sempre. Le donne del Sud sanno essere devote. Talvolta.
Che ricordi hai del tuo esordio letterario?
Ricordi bellissimi, un libro è un po’ come un figlio, e ho ricordi di grande emozione. Tutte le cose più importanti della mia vita, incontri, o altro, avvengono grazie ai libri.
Veniamo alla tua produzione letteraria antecedente “Lolita”. Uno slogan per invitare alla lettura di “Come quando fuori piove”…
“Per chi cerca un momento di dolcezza e romanticismo.”
E adesso un consiglio per l’acquisto di “Fino a quando le stelle” …
Tengo molto a questo libro, che è stato anche adottato e consigliato da Alzheimer Italia come strumento di supporto ai familiari dei pazienti Alzheimer. E’ una storia delicata e di speranza.
Cosa ci racconti de “Il pesce rosso non abita più qui”?
Racconto un momento storico infelice, ed una storia d’amore senza lieto fine.
Nelle tue opere che precedono “le avventure di Lolita” sono ravvisabili i prodromi delle avventure poliziesche con la sexy commissaria?
No, lo stile è completamente diverso. La scrittura è esercizio, e solo nel tempo riconosciamo i tratti dello stile che ci caratterizzerà.
Gabriella, sono solito concludere le mie interviste con “la domanda a piacere”, che l’intervistato si pone per rispondersi. Sono sicuro che approfitterai di questa occasione per sorprenderci ancora una volta.
Il libro che vorrei scrivere? Ecco la mia domanda a piacere. Vorrei scrivere un libro bello e importante come “Parenti lontani” di Gaetano Cappelli. Uno dei più bei libri degli ultimi 50 anni.
Ringrazio Gabriella Genisi per la simpatia e la disponibilità che ha dimostrato nei contatti che hanno consentito quest’intervista. Con il desiderio di leggere le altre sue opere, saluto la comunicativa ideatrice di Lolita anche a nome di tutti i lettori di www.i-libri.com.