Questa mattina Seavessi ha perso tempo e equilibrio mentale cercando di fare i documenti per la maternità obbligatoria; alla fine di cotanto percorso non era riuscita a presentare la domanda (ritenta domani e si spera che sia più fortunata) ma aveva aggiunto alla sua collezione svariati campioni di umanità di cui avrebbe fatto volentieri a meno, fra cui l'Impiegata Telefonante al Cellulare e l'Impiegato Informatore che parla esclusivamente burocratese.
Fa niente va.
Seavessi mentre faceva la coda non riusciva a togliersi dalla mente una frase di un post di Lizzie, post ricco di pensieri, impressioni, sfumature come lo sono sempre i post della Nostra; a Seavessi però era rimasta in mente una frase secondaria, buttata lì quasi per caso a margine del discorso principale.Lizzie (Liz correggimi se sbaglio, e spero non ti dispiaccia se faccio questgi pensieri partendo da un tuo ragionamento) spiegava il suo timore di non essere compresa dalla famiglia se per un'eventuale secondo figlio avesse deciso di rivolgersi a una struttura diversa, visto che in fondo "era andato tutto bene".Per Seavessi questo argomento è caldo ultimamente, così l'espressione "è andato tutto bene" le è rimasta impressa; anche a Seavessi è stata detta ripetuta e ribadita quei sei o sette milioni di volte.Quindi per una volta mettiamoci qui e esplodiamo l'argomento.E' andato tutto bene = sei tornata a casa tua ragionevolmente sana con un bambino ragionevolmente sano sul seggiolino della macchina.Questo è già moltissimo, lo sappiamo bene. Questo è la base, il fondamentale, la radice del "tutto bene".Però nell'ospedale della Piccola Città (e probabilmente non solo) il concetto viene ampliato: tutto bene = il parto (e il puerperio)è un'esperienza intensa e importante di cui mamma e bambino sono protagonisti, e che va mantenuta il più possibile aderente a criteri di non invasività.Per questa e altre ottime ragioni nel corso preparto alla futura mamma viene rifilato un elenco di libri da leggere che le ricorda le vacanze dopo la quarta ginnasio, Ina May e mica Ina May come se piovesse.Fin qui ok. E' bene che la futura mamma abbia un atteggiamento positivo e sappia, detto con un termine di cui scuserete l'estrema tecnicità, che ce la può farcela, ci riesce qualunque fesso di mammifero.E in effetti, se davvero le cose vanno così, l'Ospedale della Piccola Città è fantastico, puoi partorire in acqua, attaccata a una specie di liana, a testa in giù, ascoltando i Doors, come più ti aggrada. Il problema è che se il tuo parto è qualcosa del genere, potresti pure essere a casa tua spaparanzata sul divano e problemi non ne avresti comunque. L'assistenza ospedaliera diventa importante quando le cose non vanno proprio come devono. Fin qui vi sembra un ragionamento condivisibile?E l'assistenza migliore dovrebbe essere quella che si adatta alla donna e al bambino, non il contrario. Non siamo tutte uguali. Qualcuna non sopporta di lasciare il bambino neanche mezzo secondo, qualcun'altra magari dopo un cesareo o un travaglio difficile vorrebbe solo dormire qualche ora per poi fare mente locale, qualcuna trova conforto nell'essere circondata di parenti dalle 8 di mattina alla 8 di sera, mentre la sua compagna di stanza tira accidenti perchè vorrebbe riposare e ha la stanza piena di parenti neanche suoi.Spingere per il parto naturale, avere il rooming in globale e totale, libertà di visita da parte di chiunque ad ogni ora del giorno, va benissimo. Ma non dovrebbe essere imposto, altrimenti diventa come qualunque altra imposizione una forzatura. Qualunque fetecchia di libro sull'allattamento al seno spiega che è qualcosa che la mamma deve affrontare con serenità e fiducia, certo non sentendosi inadeguata fin dalla prima mezz'ora perchè non apprezza di trovarsi dieci parenti in camera che la fissano come un pesce rosso nella boccia, mentre l'ostetrica le ripete che per la salute del bambino è fantastico avere subito il contatto con la famiglia.Ma pure con la prozia nonagenaria e bronchitica della vicina di letto?Seavessi ha scelto di trasmigrare nell'ospedale della Provincia Limitrofa, peer una ragione di una banalità allucinante: qualcuno, lì, le ha detto _stai tranquilla, possiamo decidere tutto insieme.