Tutto ciò che appartiene al nostro tempo passato, soprattutto se è il tempo della nostra infanzia, conserva un carattere/sapore magico, quasi come se si trattasse di piccole spazio/isole incastonate nell’oblio.
Eva Laudace, nel suo libro edito da La Vita Felice, 2013, dal titolo Tutto ciò che amo ha dentro il mare, ci mostra versi che rievocano situazioni, eventi del passato impiantandoli in un presente che accade continuamente, proprio come il movimento del mare: noi che leggiamo, infatti, abbiamo la possibilità di vedere un copione che capita nuovamente da cui apprendiamo che siamo le stesse persone di sempre, capaci di sviluppare un patrimonio di esperienze strutturate a cui confrontare il nostro rapporto con le figure di attaccamento principale.
Facciamo la scoperta, meravigliandoci, intervenendo con la nostra intuizione emotiva, che possiamo affidarci alla fonte del nostro sé per riorganizzare i vissuti affini riprodotti dalla memoria.
Laudace, secondo questo atteggiamento psicopoetico, ci offre preziosi particolari di figure/luoghi affettivi, si muove nei sentimenti familiari, sicuri e di riferimento per quietare ogni delusione maturata tra il dire e il fare la vita.
Le descrizioni delle intercapedini che esistono tra i termini del linguaggio e il preciso momento in cui gli eventi succedono fanno riferimento a una memoria del tempo autobiografica costituita da profonde conoscenze degli avvenimenti dell’esistenza: Rondoni la chiama Sfuggenza, l’abilità di un fare poesia che si posiziona tra l’infermità e la frenesia.
L’autrice elabora informazioni che spesso sono legate alla filosofia più alta e incontrano risposte sociali registrando la forma mediata tra le radici e il frutto: è l’Amore che conserva il segreto della funzione biologica e psicologica di ciascuno di noi! Per questo accade che l’autrice si preoccupa di delineare i contorni di se stessa, dilatati quanto il mare, e delle ombre del mondo, attraversando, con acutezza, la disponibilità dell’ambiente a interagire con tutti i personaggi e oggetti dello spazio/tempo che ci viene concesso.
Eva Laudace (Vasto, 1983) crede nelle persone che hanno il coraggio di dare un nome alle cose e, per questa ragione, usa un quasi pseudonimo. Fotografa, si mette in mostra volentieri ed è poeticamente corrotta. Vincitrice nel 2013 della sezione poesia di «InediTO-Premio Colline di Torino» e finalista al «Premio Coop for Words 2013» per la poesia, pubblica il racconto E il cagnolino rise nell’omonima antologia (AA. VV. – Tespi Editore, 2009). Collabora con il Centro di Poesia Contemporanea dell’Università di Bologna. Con LVF pubblica nel 2013 la raccolta poetica Tutto ciò che amo ha dentro il mare.
Written by Rita Pacilio
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