Arriva ogni tanto quel momento. Il momento in cui ti fermi e ti guardi allo specchio. Ti guardi e ti chiedi, cosa sono diventata? cosa sto diventando? quanto assomiglio all'immagine che ho di me? Dove sto andando? e sopratutto dove voglio arrivare?Succede così, che scendi dal letto con il piede sinistro ti trascini in bagno fiaccata dall'afa e cominci a fissarti nello specchio. L'insoddisfazione ti mangia il fegato, i pensieri sono annebbiati dal torpore del risveglio, ma sono tutti li e ci sei anche tu. Allora prima di rovinarti la giornata dal mood negativo, specialità del giorno, ti fissi bene nelle palle degli occhi riflesse nel vetro, in quel nero profondo contornato di verde brillante e fai uno sforzo, ti concedi lo sforzo di vederla diversamente, di salire in piedi sulla cattedra e provare a vedere oggettivamente come stanno le cose, senza seguire lo stomaco che ti pulsa dentro conati di vomito.
Le cose cambiano, le persone cambiano, è colpa del tempo, è colpa della distanza o non è colpa di nessuno funziona così e basta. L'unica cosa su cui puoi puntare i piedi e non cadere e quello che ti circonda. La tua famiglia, il tuo, compagno, tua figlia. E però può non bastare. Perché sei comunque fuori tempo. Per quanto cerchi ti farti stare tutto bene, addosso ed intorno, sai perfettamente che quelli non sono i tuoi vestiti, che quello non è il tuo spazio e che tu non centri nulla con niente e nessuno. fuori tempo. Sempre e comunque fuori tempo.
O troppo avanti o troppo indietro. E alla lunga stanca, alla lunga logora, provare ad essere qualcuno che infondo non sei. Provare ad avere 35anni invece di 25. Provare ad averne 25 e sentirsene 35 dentro. Come cazzo si fa ad andare a tempo? Come cazzo si fa a non sentirsi troppo piccola o troppo grande ma semplicemente giusta. E se non è possibile andare a tempo dove cazzo sono tutte quelle fuori tempo come me, perché devono stare da qualche parte, non posso essere l'unica.
Puntuale mi si arrovella dentro questa spina che si rigira nello stomaco e apre voragini e buchi neri su cui ci finisce dentro tutto. Ci finisce dentro la voglia di fare, ci finisce dentro la buona volontà, la vitalità, la capacità di vedere il bello che hai intorno. Quella cosa triste cresce dentro e ti fa venire in male di vivere e vorresti solo che qualcuno venisse a prenderti per mano per farti vedere da che parte devi andare. Che quella è la parte giusta e non devi averne paura.
Voglia di crescere, ma non troppo. Voglia di essere piccola ma non troppo. Voglia di staccarsi dai ricordi e smetterla di cercare riparo nelle cose che non ci sono più. Perché cazzo non ci sono, non ci sono più, non c'è più nessuno.
Che alla fine sono solo paturnie e che se mi guardo allo specchio riflessa ci sono solo io e nessun altro e quindi è inutile cercare appigli o spalle forti, inutile cercare qualcosa che sai non troverai se non in te stessa. Smetterla di provare a piangere per vedere l'effetto che fa, che tanto nessuno le vedrà mai le tue lacrime, a nessuno interessa cosa ti passa per la testa, quello che si vede fuori e il contrario e che probabilmente se stai così e perché sei un insoddisfatta, egoista.
Ancora per qualche giorno continuerai a rifiutare chiamate e a stare chiusa in casa, poi si dovrà andare avanti in qualche modo, anche con scarpe troppo grandi, ma che vanno bene lo stesso per camminare, dritti contro il vento, con i pugni stretti in testa e il sorriso sulla faccia.
mentre scrivo la Princi mi trucca da Principessa e mi da i baci dietro al collo e mi fa mille domande assurde e onestamente vorrei la finisse, che se andasse da un altra parte ma poi penso che sono queste le mie medicine e anche se ora non mi va devo prenderle per guarire. Perché se non ti curi non passa. Basta solo ritrovare il metodo per farti andare bene le cose come stanno. ogni tanto si deraglia ma poi i treni riprendono a camminare.
Foto: Flikr