Mentre si muoveva appena dentro il suo bel cappotto nero, pensava che dopotutto la vita fosse un dono, che uno dei pregi dell’invecchiare fosse la consapevolezza che molti momenti non erano soltanto momenti, ma doni. E come era bello, davvero, che la gente facesse festa con tanto ardore in quel periodo dell’anno. Non importava che cosa la vita riservasse loro, [...] nonostante tutto si sentivano spinti a fare festa perché in qualche modo sapevano, ciascuno alla sua maniera, che la vita era un dono da festeggiare.
Elizabeth Strout
(dal libro Olive Kitteridge)
Olive Kitteridge è stato definito “un romanzo di racconti” perché ognuno dei tredici racconti che lo compone è indipendente rispetto all’altro (la sua struttura è insolita, ma il messaggio è penetrante).
Leggetene uno a caso e avrete una fotografia istantanea della vita costiera del New England nei dettagli attraverso un particolare e ricercato gioco di luci e ombre (combinato con sentimento struggente e poetico).
Tuttavia, per ottenere il pieno impatto emotivo del libro sarebbe meglio leggere l’intero mosaico dall’inizio alla fine perché ogni storia aggiunge sempre nuovi e inattesi livelli per una migliore comprensione.
Ai margini del continente la cittadina di Crosby nello stato del Maine può sembrare nulla, un puntino miniscolo e insignificante, ma visto attraverso gli occhi di Olive Kitteridge è, in sostanza, tutto il mondo in cui si vive il grande dramma umano della gelosia, del desiderio, della disperazione, dell’attesa, della speranza e dell’amore.
Una città che sembra come tante, ma che in realtà è molto più vicina a noi di quanto sembri a una prima lettura.
Olive, un insegnante di matematica in pensione, è una persona complessa che raramente approva e spesso commisera i cambiamenti che avvengono nella sua piccola città e nel mondo in generale, ma che non sempre riconosce le piccole e grandi trasformazioni nelle persone intorno a lei.
Dovrà affrontare gli eventi di petto e sarà portata, a volte dolorosamente, ma sempre con spietata onestà, a una più profonda comprensione di sé e della sua stessa vita.
Un libro, Olive Kitteridge, che testimonia il mistero dell’umanità e ci fa domandare perché facciamo quello che facciamo, ma anche perché la conoscenza di noi stessi è troppo spesso deformata e carente. Oppure perché ognuno di noi è fondamentalmente incapace di guardarsi dentro.