Non so voi ma io, quando torno da un viaggio, mi ritrovo sempre con la borsa piena di ricordi, oggettini e ninnoli: dai classici magneti da frigo ad un’infinità di statuette, soprammobili, dipinti e bigiotteria varia.
I pezzi di cui vado più fiera?! Due Masai in legno, alti circa 20-25 centimetri, direttamente dal Kenya: lancia e scudo alla mano proteggono i miei sogni, sulla mensola sopra il cuscino.
La verità è che, al di là del concetto di souvenir, ciò che amo è l’idea di provare a racchiudere il mondo tra le pareti di casa. Creare piccoli angoli di globo in ogni stanza, far respirare, a chi viene in visita, l’Oriente in sala, l’Africa nera in camera e i Caraibi in una tazza di caffè, sprofondando su poltrone che sanno d’India, come quelle del palazzo di un Maharajah.
Adoro l’arredamento etnico, in particolare quando è capace di adattarsi perfettamente non solo alla comune idea del paese a cui si ispira ma, soprattutto, alle mie memorie dello stesso; quando, guardandolo, riesce a rievocare in me ricordi, emozioni e sensazioni di ciò che ho vissuto nei miei viaggi.
Prendo ad esempio questo Buddha candido, proposto da Dalani…giurerei di averne visto uno identico in Sri Lanka, tra i pellegrini in preghiera attorno allo Sri Maha Bodhi.
Ed erano decisamente molto simili a questi, della linea Batik Style di Dalani, i lampadari che hanno illuminato le mie serate al riad di Fez, tra le danze tipiche e i fumi dell’incenso.
A volte sembra quasi di azzardare con pezzi simili, di osare troppo ed esagerare, cadendo nel trash.
Ma chi l’ha detto che una casa multi-etnica non possa essere, allo stesso tempo, fine e raffinata?!
Un po’ come il meltin pot culturale nel quale viviamo e viaggiamo: a volte forse caotico ed eccentrico ma, in fondo, meravigliosamente armonico e affascinante.
Io in un salotto così ci perderei le ore!
Quale atmosfera migliore per sfogliare in relax, tra morbidi cuscini ricamati, gli album di vecchie foto sognando ad occhi aperti la prossima partenza!