Tutto il positivo del Web / Punti fermi e poter arrivare a dire "amo il mio computer"

Da Marianna06

Giorni fa, all’Istituto Sociale di Torino,è stato possibile ascoltare padre Antonio Spadaro,persona giovanilissima quanto a vivacità intellettuale, cioé non “parruccone”, gesuita e noto direttore della prestigiosa  rivista “La Civiltà Cattolica”, che ha argomentato, nello “studio” torinese, sull’importanza e l’utilizzo della Rete ai nostri giorni.

E in particolare il suo parlare era rivolto ai giovani, che ne sono, per ragioni anagrafiche e spesso di contesto lavorativo, i principali fruitori.

Per inciso, padre Antonio Spadaro non è soltanto una persona di cultura e uomo di Chiesa ma è stato anche l’ideatore di www.cyberteologia.it, un blog in rete in cui si dialoga sull’intelligenza della fede ai tempi d’oggi e, poi, di BombaCarta,un’esperienza di scrittura creativa in internet.

Ora io mi limiterò semplicemente a proporre per una possibile riflessione agli amici, a chi ne fosse interessato/a, alcune proposizioni della sua lectio magistralis di quel giorno perché ci si soffermi un attimo sul fatto che il web è tante “cose” in positivo, e non solo dipendenza apatica e condizionamento psicologico (anche se  può divenirlo, come sostengono alcuni altri.

E gli stessi social-network non sono solo-fa notare il gesuita-mercatini tout court o agenzie per  intessere travolgenti o fedifraghe love story.

Optimum e molto auspicabile ,senza dubbio,sarebbe l’apertura di un serio dibattito.

Perciò io ci provo a lanciare il sassolino tra i miei follower.

La prima cosa messa bene in chiaro, secondo padre Spadaro, è che la Rete è senz’altro un nuovo modo di essere e cioè “un nuovo contesto esistenziale”.

Non un altro mondo. Un mondo parallelo.

Non è uno spazio solo ludico quanto piuttosto antropologico. Cioè non  solo semplice gioco ma umanità.

Per questo essa può aprire,se vuole, le porte anche alla fede e ,quindi, alla teologia, che è discorso su Dio.

La Rete inoltre-continua il religioso- replica bisogni antichi . Li definisce, meglio, ancestrali.

Ossia quell’entrare in relazione con l’altro che è dell’umanità dalle origini.

Uomo ,animale sociale, che in questo caso può spaziare  addirittura oltre i limitati confini del suo piccolo mondo e  così crescere.

 Considerare poi internet un nuovo “media” alla stregua della radio e della tv è sbagliato e molto riduttivo.

In rete, infatti, a ben pensarci-sostiene padre Spadaro- passano idee e sentimenti e non solo parole e immagini.

Si crea nella rete,mettendo insieme le intelligenze, una sorta di “intelligenza connettiva”.

E,giacché un po’ tutti siamo quasi costantemente connessi anche grazie all’utilizzo diffuso di smartphone, possiamo tranquillamente dire che non c’è più una vita “on line “ e “off line”.

C’è una sola e unica vita e questa, al presente, deve fare i conti anche con la Rete.Ci piaccia o meno.

Conti che deve fare, ad esempio,sopratutto la Scuola. Come anche la Chiesa. Entrambe agenzie educative per eccellenza insieme alla “famiglia”.

La Rete è un luogo di  condivisione e di conoscenza di valori e di significati-aggiunge il nostro.

E la Rete, per come impariamo e sappiamo utilizzarla, fa parte della nostra capacità di conoscere la realtà.

Essa, in definitiva, è un ambiente reale di relazioni.

Un tempo l’uomo si serviva della bussola, poi è seguito il radar e oggi c’è il suo cellulare, che reca con sé ovunque.

Come scegliere  chi e cosa seguire? Questa è la domanda da cento milioni di dollari.

Diventare follower di una persona appunto perché le  riconosci che ti dà contenuti-suggerisce  padre Spadaro.

E, ancora, ricordarsi che oggi fare informazione non è più solo trasmettere la notizia ma condividerla. Non “broadcasting” ma “sharing”.

Cominciando da me, amici cari, tutto su cui riflettere e tutto da imparare.

E cioè una lunga impervia, ma non impossibile, strada in salita.

  

   a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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