L'ho detto tante volte e non mi stancherò mai di ripeterlo: i film ci aiutano a vivere meglio. Non so se la felicità esiste davvero, ma serate come quella a cui ho partecipato lunedì scorso ti ci fanno arrivare molto, molto vicino. Era una serata che aspettavo con ansia e che non ha tradito le attese: d'altra parte, come si può restare delusi dalla visione di due capolavori assoluti come il Nosferatu di Murnau e Il Gabinetto del Dottor Caligari di Wiene? Sono i simboli dell'Espressionismo, il manifesto di un cinema, di un'epoca, di un'avanguardia culturale (forse) irripetibile. Ma sono, soprattutto, due film meravigliosi, incredibilmente attuali, che dopo quasi un secolo di vita sono ancora capaci di sorprenderci per la loro modernità. E rivederli sul grande schermo, riportati al loro antico splendore dallo straordinario restauro de La Cineteca di Bologna, è una di quelle piccole cose per le quali vale davvero la pena vivere...
(Das Cabinet des Dr. Caligari)
di Robert Wiene (Germania, 1920)
con Conrad Veidt, Werner Krauss, Friedrich Feher, Lil Dagover
durata: 75 minuti
La cosa che più impressiona del "Caligari" è, ancora oggi, l'incredibile modernità della narrazione: il film ha una trama complessa, strutturata, che ti inchioda alla poltrona dal primo all'ultimo fotogramma. Vi assicuro che dopo dieci minuti di visione avrete completamente dimenticato che state guardando una pellicola quasi centenaria! Una struttura narrativa rivoluzionaria per i tempi: si parte con un flashback (novità assoluta per l'epoca), si finisce con un colpo di scena finale poi ripreso milioni di volte negli anni a seguire... innumerevoli infatti gli omaggi, le citazioni, se non i veri e propri "plagi" di questo film immenso: Tim Burton ha "modellato" il suo personaggio di Edward Mani di Forbice sul volto di Cesare (il sonnambulo protagonista del Caligari), Martin Scorsese in Shutter Island ha ammesso gli enormi debiti nei confronti del film di Wiene, perfino Dario Argento, il padre dell'horror italiano, si è ispirato a questo film per le scenografie di Phenomena, che ricordano davvero tanto quelle, famosissime, distorte e ingannevoli di Caligari.
Impagabile, infatti, soprattutto per questo film, il restauro curato da Immagine Ritrovata per conto della Cineteca di Bologna: il lavoro ha riguardato, perlappunto, in massima parte le scenografie (le vere protagoniste del film), che sono state fatte rivivere nei colori originali e ripulite con pazienza certosina. Il risultato finale lascia a bocca aperta per la nitidezza dello sguardo e la fedeltà alla versione originale: pare davvero di respirare o, meglio, di sentirsi "soffocare" da una pellicola, oggi come allora, allucinata e inquietante, le cui atmosfere da incubo fecero da apripista al genere horror e rappresentavano alla perfezione l'allegoria di una nazione distrutta dalla crisi e che, di lì a poco, sarebbe caduta nell'incubo del nazionalsocialismo.
(Nosferatu, eine Symphonie des Grauens)
di Friedrich Wilhelm Murnau (Germania, 1922)
con Max Schreck, Gustav Von Wangenheim, Greta Schroeder, Alexander Granach
durata: 94 minuti
Mi inca...volo sempre parecchio quando, ciclicamente, nelle classifiche dei "più grandi registi della storia del Cinema" compaiono sempre i "soliti noti" (Welles, Hitchcock, Chaplin, Kubrick...) e quasi mai il nome di Friedrich Wilhelm Murnau: colpa, forse, del ricordo sempre più sbiadito delle sue opere (molte delle quali andate perdute) e di pseudo-critici che non tengono conto dell'enorme sproporzione dei mezzi tecnici disponibili in base alle varie epoche.
Prendete proprio Nosferatu: nel 1922 il cinema era agli albori, e certo la tecnologia di allora permetteva una milionesima parte di quello che è possibile fare oggi con la cinepresa. Eppure, ve lo assicuro, c'è più inventiva, genialità, sperimentazione in questa singola pellicola che, per dire, in tutta la filmografia di Tarantino... anche perchè, non vogliatemene, Tarantino è uno straordinario "citazionista", mentre Murnau non "citava" nessuno: lui inventava davvero, e con quali risultati!
Esistono innumerevoli "leggende" sul film, tutte più o meno affascinanti: la più famosa riguarda il protagonista principale, cioè l'attore tedesco Max Schreck (il cui nome significa, letteralmente, "massimo terrore"!). Si narra perfino che fosse un vampiro vero, che arrivasse sul set solo dopo il calar del sole e non toccasse mai cibo... in realtà era un attore teatrale con già un buon numero di film alle spalle, ma la sua adesione totale al metodo Stanislavskij contribuì ad alimentare la leggenda. Quello che è certo è che la sua faccia e le sue movenze, incredibilmente spaventose, avrebbero lasciato un impronta indelebile per sempre, diventando una delle icone più celebri della storia del cinema.