Non sopporto i vecchi. La loro bava. Le loro lamentele. La loro inutilità.
Peggio ancora quando cercano di rendersi utili. La loro dipendenza.
I loro rumori. Numerosi e ripetitivi. La loro aneddotica esasperata.
La centralità dei loro racconti. Il loro disprezzo verso le generazioni successive.
Ma non sopporto neanche le generazioni successive.
Non sopporto i vecchi quando sbraitano e pretendono il posto a sedere in autobus.
Non sopporto i giovani. La loro arroganza. La loro ostentazione di forza e gioventù.
La prosopopea dell'invincibilità eroica dei giovani è patetica.
Non sopporto i giovani impertinenti che non cedono il posto ai vecchi in autobus.
Non sopporto le mamme.
Le loro combriccole di shopping e pettegolezzo ai giardinetti, coi figli sperduti tra le altalene.
Non le sopporto quando versano le loro moine smielate sui bambini altrui e quando urlano il nome del proprio figlio, senza muovere un passo.
Ancor più insopportabili i padri fuori quota ingobbiti in una partita di pallone non loro.
E insopportabili i padri separati in pizzeria, sempre la stessa, sempre di fretta e sempre a chiedere se lo vuoi un dolcino.
Non sopporto i gestori della verità.
Quelli che ce l’hanno e si guardano dal rivelarla e quelli che non ne conoscono nemmeno i contorni ma si spacciano per divulgatori incaricati.
Non sopporto i menzogneri che si nutrono di bugie povere, incancrenite dal luogo comune e prive del decoro della fantasia.
Non sopporto i colleghi zelanti, i leccaculo, quelli che arrivano presto e vanno via tardi.
Non sopporto i colleghi che si scusano, quelli che ti calpestano e quelli che tirano dritto. Non sopporto quando ti chiamano, quando ti telefonano e quando ti scrivono.
Non sopporto i colleghi che arrivano e ti salutano, vanno a pranzo e ti salutano, si riuniscono e ti salutano, vanno a casa e ti salutano.
Non sopporto i colleghi che portano i pasticcini e quelli che se li mangiano. Non sopporto i colleghi con la scopa nel culo.
Non sopporto i milanesi che vogliono fare i napoletani e i napoletani che vogliono fare i milanesi. Non sopporto i romani che vogliono fare i romani.
Non sopporto l’artefizio, la credibilità acquistata al mercato, la costruzione alterata di un rapporto, di un discorso, di una vita.
E non sopporto l’anima pura, il senza peccato, il fariseo per vocazione e il pentito per tornaconto. Non sopporto le prediche e non sopporto il pulpito.
Non sopporto le cose che vanno per la maggiore, le mode, le tendenze del momento, l’imposizione di un credo, come quello di una mise o di un programma in televisione.
Non sopporto i sondaggi d’opinione, le ricerche di mercato e gli studi di settore.
Non sopporto i premi, le medaglie, le coppe, le onorificenze, gli attestati di stima, i trofei e i cavalierati.
Non sopporto chi ama, chi assicura, chi te lo dice lui, chi non ha rimpianti, chi ha solo certezze.
Non sopporto chi potendo rinascere farebbe le stesse identiche scelte di vita.
Non sopporto niente e nessuno.
Manco voi. Soprattutto voi.
Solo una cosa sopporto.
Lo stile.
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Il testo partecipa a EDS incipit come anche:
- (elenco in aggiornamento)
L'incipit in blu è tratto dal romanzo Hanno tutti ragione di Paolo Sorrentino.