Stasera su SkyCinema1 alle 21,00
Michael Moore non è mai stato nelle mie grazie. E' un'ombra scorretta che vagabonda in ogni dove. E' come un servizio delle "Iene" reiterato. L'unica cosa che mi fa riflettere è che Michael Moore attinge alla storia e alle dinamiche sociali con un fare che mostra una compattezza anche laddove manca. Da un certo punto di vista riesce a far confluire elementi storici che sembrano distanti, ha una conoscenza buona del sistema in cui vive, dall'altra va a forzare legami seguendo una dicotomia troppo netta tra giusto e ingiusto, anche storicamente. Non sentiremo mai parlare bene di George W. Bush dalla bocca di Moore (con il commento fuori campo che riannoda parti diverse dei suoi documentari), così come l'immagine di Obama, nonostante tutto, sarà vista sempre in accezione neutrale o positiva. Moore esiste solo in virtù del potere e non basta a sè stesso quando non si occupa di un certo monopolio, economico, o sociale. Gli proporrei un nuovo tema: lo scandalo pedofilia nella Chiesa americana. In poche parole, Moore non è un regista ma un polemista, non un narratore ma uno scalda-popoli, non un progressista ma un conservatore giacchè se il mondo andasse a gonfie vele, non avrebbe pane per i suoi denti. In poche parole, è il nostro Beppe Grillo, ma a differenza di questi, ha una capacità di scrittura e di completezza superiore. E per ora non è sceso in politica. Come Grillo, anche Michael Moore è un artista contro. E quando c'è una politica, in qualsiasi espressione, del contrapporsi e non della contropartita su elementi sociali di rilievo, la stessa è già sconfitta in partenza, perchè deteriora l'immagine, accende divisioni e partigianerie. Un cambiamento è possibile se viene dal basso, come successo negli Stati Uniti d'America, con tutti i limiti odierni. Se viene da un capopopolo, non è un cambiamento di rotta, ma semplicemente un cambiamento di capopopolo. E Moore, che mostra sempre un'analisi lucida e sonvolgente, finisce per imporre la propria opinione in modo troppo drastico. Arrivando ad identificare la democrazia con il capitalismo o il socialismo. Quando è pacifico che la democrazia sia una forma di governo, l'economia una caratteristica mutevole della stessa. Una democrazia può essere capitalista o di base socialista. E nessuna delle due scelte economiche corrispondono ad un venir meno della stessa. In poche parole, tali connotazioni sono di per sè neutre e tutto dipende dall'esercizio delle stesse in modo democratico. Michael Moore è il nostro "Report", solo che la Gabanelli riesce a limitare l'indagine ad un caso, Moore la allarga, con un montaggio intellettuale, perdendone il nesso centrale e generalizzando la peculiarità di ogni contesto.