Robert Altman ha avuto sempre fegato. Nell'anno di "Patton" e "Tora! Tora! Tora!", il 1970, fa uscire un film sulla guerra che invece di celebrarla la riempiva di ridicolo. E il suo film, divenuto poi un serial di successo, fu espressione del movimento pacifista o comunque demistificatore rispetto al conflitto del Vietnam, in fase di rovente attualità. La scommessa di Altman fu una vittoria inattesa al botteghino (con tanto di plauso critico) e portò in sala gli spettatori più giovani, avvezzi alla commedia più che al solito film di guerra, magari celebrativo, magari enfatico. "Mash" è un film a basso budget, con tanto sangue finto, su un gruppo operativo di medici che allestiscono campi itineranti in ogni luogo dove vi sia un conflitto. Altman copre di ridicolo la burocrazia miltare, la gerarchia, mostra un gruppo di uomini e donne avvolti in una dimensione che si può definire cameratesca, portata al paradosso, con tanto di sesso esplosivo e scherzi da GianBurrasca dei poveri. In tutto questo domina una struttura narrativa che è emblema del caos, con repentini spostamenti delle storie e con un numero congruo di protagonisti (la coralità in Altman ha una dimensione, in questa pellicola, tutt'altro che unificante). Nel caos assurdo, alimentato anche da un regista-macchinista che sembra perdere il controllo della storia e scrutare con difficoltà i luoghi pregnanti delle azioni, con una sceneggiatura che sembra scritta da ogni attore piuttosto che affidata ad un vero scrittore (e la cosa realmente assurda è che l'Oscar andò allo sceneggiatore ufficiale, che aveva ricusato l' opera e lasciato tutti in balia di sè stessi), il collante è rappresentato dalla voce fuori campo dell'altoparlante che scandisce il ritmo, altrimenti nullo. E tutto è così maledettamente perfetto. Non troverete risate facili, ma solamente del Cinema a tutto tondo.
Robert Altman ha avuto sempre fegato. Nell'anno di "Patton" e "Tora! Tora! Tora!", il 1970, fa uscire un film sulla guerra che invece di celebrarla la riempiva di ridicolo. E il suo film, divenuto poi un serial di successo, fu espressione del movimento pacifista o comunque demistificatore rispetto al conflitto del Vietnam, in fase di rovente attualità. La scommessa di Altman fu una vittoria inattesa al botteghino (con tanto di plauso critico) e portò in sala gli spettatori più giovani, avvezzi alla commedia più che al solito film di guerra, magari celebrativo, magari enfatico. "Mash" è un film a basso budget, con tanto sangue finto, su un gruppo operativo di medici che allestiscono campi itineranti in ogni luogo dove vi sia un conflitto. Altman copre di ridicolo la burocrazia miltare, la gerarchia, mostra un gruppo di uomini e donne avvolti in una dimensione che si può definire cameratesca, portata al paradosso, con tanto di sesso esplosivo e scherzi da GianBurrasca dei poveri. In tutto questo domina una struttura narrativa che è emblema del caos, con repentini spostamenti delle storie e con un numero congruo di protagonisti (la coralità in Altman ha una dimensione, in questa pellicola, tutt'altro che unificante). Nel caos assurdo, alimentato anche da un regista-macchinista che sembra perdere il controllo della storia e scrutare con difficoltà i luoghi pregnanti delle azioni, con una sceneggiatura che sembra scritta da ogni attore piuttosto che affidata ad un vero scrittore (e la cosa realmente assurda è che l'Oscar andò allo sceneggiatore ufficiale, che aveva ricusato l' opera e lasciato tutti in balia di sè stessi), il collante è rappresentato dalla voce fuori campo dell'altoparlante che scandisce il ritmo, altrimenti nullo. E tutto è così maledettamente perfetto. Non troverete risate facili, ma solamente del Cinema a tutto tondo.
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