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Mann ha qualcosa di estraniante. Si percepisce un gelo spiazzante nelle sue opere, come se fosse un dipinto ipernaturale, un luogo che non interagisce con i personaggi. L’estetica domina sull’emozione, ne sottrae forza, e non si identifica con essa. In questo senso, è comprensibile la passione del cineasta per Edward Hopper, che tende all’alienazione di paesaggi, stanze, edifici, in cui la cornice ambientale prende il sopravvento sulla fisicità umana, emancipandosi da essa. Ci sono inquadrature magnifiche, enormi quadri di schiacciante solitudine umana, affrancati dallo spazio, a sua volta alienato dall’uomo.
Quando si afferma che Michael Mann è un maestro di stile, indipendentemente dall’opinione del diretto interessato, si constata un’evidente verità. Le sue inquadrature sono profondamente ricercate, lontane anni luci dalla banalità gratuita di molti grandi, inserite in un rapporto spaziale che ha grande contiguità e coerenza. Se da una parte il campo lungo ha un’effetto estraniante, come detto, è il primissimo piano che addensa calore alla pellicola, riuscendo a trasmettere l’emozione dei personaggi. In questo senso, a differenza di Miami Vice, Mann sa emozionare. E si affida a tre interpreti sublimi, le cui soggettive rimandano ad una situazione di sofferenza. Se Christian Bale e Johnny Depp ricoprono un ruolo nettamente maschile e si mostrano smarriti dinanzi alla morte, è l'inquadratura dell'ultima sequenza del film con la mdp puntata su Marion Cotillard che scioglie il cuore.
Christian Bale ricopre un ruolo più ambiguo, più sfaccettato. Mann non eroizza troppo il suo comportamento, nè lo estremizza in maniera negativa. E "l'uomo senza sonno" è tanto duttile dal parer un essere neutrale, che mostra le grinfie solo quando deve.
Johnny Deep è papabile per una nomination all'Oscar. La sua mimesi è scarna, non gridata, con una forte carica di mascolinità ed un senso di moralità molto presente. Dillinger viene mostrato, a torto o a ragione, come un uomo da valori profondi. In questo senso, antitetica è la figura di Baby Face, ridicolizzata dai Coen, riportata sulla giusta lunghezza d'onda da Mann. Momento topico: la visione di un classico con Gable gangster, in cui Deep, oltre a baffettini ed occhialini, mostra la sua buona tenuta attoriale, e si dipana emotivamente la sorte del personaggio Dillinger.
A livello musicale, canzoni jazz, motivetti facili o suadenti, accompagnano i momenti positivi che attraversano i personaggi; a volte le composizioni si fanno epiche o trasmettono una carica angosciosa, nel loro essere sincopate. Bye Bye Blackbird è un inno d'amore molto romantico.
La sceneggiatura si snoda in vari filoni: oltre a quello amoroso, menzionato, la vita di Dillinger è fatta di furti, nascondigli, sparatorie (il digitale le rende benissimo). L'azione è preponderante nel film, componente fondamentale della poetica di Mann. Intere sequenze da antologia, ma si rischia la ripetitività. Un appunto va alla scarsa evidenza degli intimi di Dillinger e dei poliziotti. In realtà, Nemico Pubblico non vuole essere un film corale, nel senso più ampio della parola, bensì triangolare con il duello tra i due uomini, e la donna anello di congiunzione morale (Bale che la salva dall'intimidamento fisico). Il titolo originale è Public Enemies, ma la preponderanza assoluta di Dillinger giustifica la traduzione italiana.
La fotografia di Dante Spinotti è stata accusata di essere laccata e patinata. In realtà, tra caldi e freddi, fa alitare di innovazione un film, nuovo esempio di gangster.