Stasera alle 21,10 su Rai1
Vincitore di 8 Oscar, per la maggior parte immeritati, "The millionaire" è uno dei progetti meno riusciti nella carriera di Danny Boyle e soprattutto un'opera furba, carica di elementi patetici e che si vanta solamente di avere una forma nuova, più dinamica, grazie ad un montaggio sapiente e qualche trovata tecnica geniale. Ma rimane un melò. E non un melò di quelli alla Douglas Sirk o alla Almodovar, ma un melò di quelli trasmessi in prima serata dalle reti nazionali, con tanto di rimando alla tradizione della Bollywood-commerciale più superficiale che realistica, e con interpretazioni monocordi da far impallidire un attoruncolo qualunque (basti sapere che i due attori protagonisti, lanciati dal film, ora si ritrovano o a far film di genere, come Dev Patel, con risultati disastrosi, o a cercare una strada simil-autoriale, nelle medesime condizioni di partenza, come una Freida Pinto monoespressiva, vista in "Miral" di Schnabel, esempio di fiction spacciata per cinema-sociale). E la componente melò non è nemmeno salvata da una sceneggiatura "su misura". Infatti, il continuo rimando al fato e alla "fortuna" come arbitra di una vita di difficoltà atroci è svolto secondo un percorso che, pur potendo partire da un soggetto originale, quello della partecipazione ad un famoso programma televisivo, versione indiana del cult "Who wants to be a millionaire", è alla fine privo di vera capacità analitica, banalizzato e, per certi versi, di certo ambiguo anche verso il modello indiano che si tende a rappresentare in modo certo non positivo e irreale, basato su dicotomie troppo nette (e nella parte inziale anche lo scontro induisti/musulmani è incomprensibile, anche per problemi di doppiaggio errato nella prima versione del film). Manca l'anima, e il film è puro ritmo, aperto in modo eccellente ai flashback, con qualche incongruenza e qualche personaggio smilzo (il fratello del protagonista Jamal gioca un ruolo non comprensibile fin dall'inzio, nel periodo dell'infanzia, e nella parte finale arriva al patetico/assurdo con una decisione utile solo a fini narrativi e non di sfumatura psicologica). Insomma è proprio l'esagerazione parossistica, il disegno "fatalistico" che regge il gioco/vita a diventare un elemento insostenibile, per gli spettatori più smaliziati. "The millionaire" è una favola (ben fotografata) mascherata da incubo; sarebbe stata migliore la scelta di rappresentare un incubo sotto la forma raffinata della favola, meno ruffiano e forse più realistico di un balletto finale che sa tanto di "contaminazione" all'americana. Bocciato, nonostante le doti tecniche.