Twelve and Holding

Creato il 19 novembre 2011 da Robydick
2005, Michael Cuesta.
(Dr.Nick)
"I mean, how evil can you get?"
Prova a rispondere, amico. Io non ci riesco, sarà che sono stupido. Però capisci che un po' ho provato a ragionarci su e qualche disegno mentale me lo sono fatto.
Siediti qui un attimo e accenditi una sigaretta che te la racconto un po'.
Noi ormai siamo abituati al male. Mi guardo il TG e mi ascolto di 20 morti per un alluvione in -nomepostoqualsiasi-, mi vedo il video di uno che filma col cellulare un tizio che si fa esplodere, bum. Omicidi e sangue, mi vedo il video di Gheddafi che crepa. Il mio commento? "mh, buono questo ragù".
Capisci che non è normale come cosa? Capisci che non è umana come cosa? Ne segue che io sarei un non-umano anormale, eppure ho due gambe come te, una testa come te e pure due gomiti. Proprio come te.
Allora forse è normale. Allora forse è umano. Fregarsene, dico. Non so te, io non mi impressiono più, un "mi dispiace" di rito e bon, via alla prossima giostra. Che altro posso fare? Stare in lutto permanente per ogni essere umano che muore, che soffre?
Sì amico, dammi pure del cinico bastardo. Lo siamo un po' tutti, forse io di più.

Ora fermati però, rallenta un attimo, senti il respiro. Si parlava dell'indifferenza verso un certo tipo di male. Quello che credo è che un coinvolgimento altamente emotivo di queste cose possa portare solo a livelli enormi di ipocrisia, mi segui? Ti faccio un esempio. È morto Simocelli, cazzo, mi dispiace, ho visto l'incidente, era giovane, brutta storia, mi dispiace che sia morto. Bon, finita lì. Non ero un fan prima, e non sono un fan dopo. Va invece a vedere su facebook, gente che se ne fregava del MotoGP e che ora lo commemora come se fosse stato il loro migliore amico di una vita.
Dimmi se non è ipocrisia questa.
Io la odio.
Quindi cerco di mantenere quella insensibilità che mi permette di non fare lo stronzo, per non cadere nel ridicolo, capisci?
Ti faccio un altro esempio: faccenda della Scazzi e di suo zio. Su youtube c'è questo video. Ditemi voi se non è uno schifo.
Ok però, ora taglio corto. C'è un motivo se ti ho fatto tutta sta tiritera di introduzione. È per farti capire meglio il film.
Nel lungometraggio di Michael Cuesta sono raccontate tre storie parallele, tutte hanno inizio da un fatto solo: la morte di un ragazzino. Parliamo di dodicenni, eh. Il male non ha età. Queste tre storie poi si evolvono in tre percorsi ben definiti e diversi tra loro, certo, forse esagerati per poter mantenere alto il livello d'interesse, ma non è questo che ci preoccupa ora.

È della macchina da presa che voglio parlare. Io non sono un esperto o chissacosa, ma mi ha garbato quanto questa fosse distaccata dai fatti. Loro sono lì, loro stan facendo quello che stan facendo, io solo li seguo e ti faccio vedere tutto. Tutti i loro problemi, le loro deviazioni. Tutto. E mica sto lì a giudicare, a quello ci pensi poi tu, spettatore. Se vuoi.
Capisci ora? Quel distacco di cui ti parlavo prima? Nessun coinvolgimento emotivo, ergo una più oggettiva comprensione dei fatti. E allora forse è più facile giustificare certe cose, inorridirsi davanti ad altre, indignarsi, capire, comprendere il perché.

Io mi fermo qui. Non vi anticipo nulla della trama, dovrete scoprirlo con i vostri occhi, se vorrete. E se mai decideste di guardarlo, alla fine, durante i titoli di coda, chiudete un attimo gli occhi e fatevi la stessa domanda che sta all'inizio di questa mia paranoia testuale.
"I mean, how evil can you get?"
Dr.Nick
(Robydick)
La tentazione di raccontare qualcosa più in dettaglio su questo film è forte. L'ho messo nell'Olimpo infatti, decisione mia che Dr.Nick condivide, ma rispetto la sua volontà di non spoilerare nemmeno per sommi capi. Non posso però astenermi dal fare qualche considerazione a latere, in addizione.

La prima è che questa storia, molto "americana" nei suoi personaggi e sicuramente ispirata da fatti di cronaca (cosa non difficile, lo stesso Dr.Nick ha fatto dei paralleli con note vicende italiane) non è in alcun modo un'esclusiva americana. Questi dodicenni che vivono "convergenze parallele" col mondo degli adulti sono universali, perlomeno per quanto riguarda il mondo occidentale. Sono 3 ritratti semplicemente fantastici, ribadisco quanto espresso dall'amico, e senza giudizi. Quello del fratello gemello della vittima particolarmente sconvolgente. Eppure quello che dico, e qua parlo da padre di 3 ragazzi, è che se anche in forme diverse, fortunatamente meno tragiche, ho visto alcuni aspetti nei miei figli nei protagonisti di questo film. Quali non me la sento di dirlo in dettaglio, ma uno è evidente: il distacco a tratti insormontabile che c'è appunto nella mai risolvibile questione genitori-figli. La "complicazione" della moderna organizzazione sociale, e degli impegni che comporta all'esterno della famiglia, all'origine. Con questo non voglio giustificare né chi scrive né i genitori in generale, però devo constatarlo. In ogni caso, comunque la si veda, i ragazzi non hanno mai torto e questo per me è fuori discussione.

Seconda ed ultima considerazione: questo film da noi non è uscito nemmeno in dvd. Eppure è veramente un film eccezionale! Per alcune affinità, tipo il mestare e rimestare nel torbido sociale e farlo con gli occhi di ragazzi/adolescenti, ho pensato a "Un gelido inverno", film che io ho non ho per nulla apprezzato ma ha ricevuto consensi sia dalla critica che dal pubblico pressoché unanimi. Senza deviare il discorso su quest'altro film, è stato prova che c'è mercato per pellicole di questo genere, dure e drammatiche, e "Twelve and Holding" è infinitamente superiore, ricco di eventi, trama, recitazioni di grandissimo livello in particolare dei tre ragazzi protagonisti che sembrano attori navigati.
Un grande ringraziamento a Dr.Nick per questa perla.
Robydick






















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