Two Mothers - La Recensione

Creato il 15 ottobre 2013 da Giordano Caputo
Bisognerebbe essere di animo buono e chiudere almeno un occhio per salvare dalla forca l'ultimo lavoro di Anne Fontaine. Tornata alle prese col dramma, dopo la parentesi comica de "Il Mio Migliore Incubo!", la regista francese adatta liberamente una delle tre storie contenute nel libro "Le Nonne" di Doris Lessing, concentrandosi su quella che vede due madri, migliori amiche sin da piccole e separate dai propri mariti (una perché rimasta vedova l’altra perché distante dal suo), instaurare colpevolmente ma senza freni una relazione l'una con il figlio adolescente dell'altra.
Il dilemma tuttavia è che c'è subito uno squadramento di fondo a scattare e a sgretolare rapida la costruzione delle dinamiche di "Two Mother", dinamiche che, nella loro spessa assurdità, se maggiormente curate avrebbero potuto portare senza dubbio a dei frutti quantomeno più maturi. Ogni cosa nella pellicola della Fontaine accade infatti con estremo e puntuale schiocco di dita, qualsiasi svolta o colpo di scena, oltre che telefonato, vien montato in maniera priva di logica e di credibilità, affossando così la narrazione prima ancora che questa possa entrare nel vivo ed esplodere nei crismi previsti. Già l'ambientazione, isolata dal mondo e paradisiaca, sembra non possa servire ad altro che a inoltrare i protagonisti in quello che dovrà essere lo scenario programmato, irrobustita inoltre da una totale e incomprensibile separazione dalla vita cittadina che per niente aiuta i due fusti figliocci a frequentare coetanee in grado di tagliare quel cordone ombelicale sul quale le loro madri evidentemente hanno preferito ordinare un nodo.
L'entrata in quella che dovremmo assaporare come un'atmosfera torbida e insostenibile, dove entrambe le donne accettano l'una l'errore e il perseverare dell'altra, si subisce quindi con particolare tranquillità, come se finalmente la pellicola si fosse slacciata da catene inutili per cavalcare lo scopo principale che a rilento stava cercando di raggiungere. Ma purtroppo "Two Mothers" nella sua scrittura a filo d’osso e malnutrita dimostra di non saper offrire molto altro all'infuori del gioco perverso che mette in scena e che privo di regole finisce per intrappolare i suoi partecipanti e mai i suoi spettatori, affonda l'acceleratore sopra di esso e lo porta all'estremo girandoci un po’ intorno per temporeggiare, massacrando le sue pedine e producendo pesanti danni collaterali a chiunque decida di entrare in contatto con loro.
Serve l'inquadratura finale ad Anne Fontaine per contattare la regolare ispirazione e scovare il segreto per colpire in immagini, racchiudendo con esse, al meglio, il significato della tratta che fino a quel punto aveva faticato a protendere. Succede quando metaforicamente muove i suoi burattini portandoli a naufragare nell'iceberg delle scelte che oramai nessuno di loro ha più né il coraggio e né la voglia di rivedere per via della paura di uscire nuovamente da quel piccolo paradiso, divenuto inferno, lontano dal quale adesso vivere si è tramutato incarico faticoso come non mai.
Ma ciò è solo un bagliore scatenato in ritardo, una luce troppo esigua per andare a salvare l’intera posta in palio.
Trailer:

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