Origine: Corea del Sud
Anno: 2003
Durata: 115'
La trama (con parole mie): Bae Soo Mi e Bae Soo Yeon sono due sorelle alle prese con problemi psicologici trovatesi a convivere con il padre e la nuova compagna di quest'ultimo, la crudele matrigna sempre pronta a metterle spalle al muro Eun Joo.Quando il ritorno dalla clinica di igiene mentale di una delle due ragazze nella casa di campagna della famiglia riapre vecchie ferite, ed apparizioni misteriose segnano nel profondo ogni occupante della stessa, il conflitto tra le sorelle e la "dolce" metà del padre si inasprisce, incrinando i rapporti che le due mantengono con il genitore rimasto, per quanto labili gli stessi siano.Ma cosa nasconde la dimora dell'improvvisato focolare domestico? Quali segreti si celano dietro l'instabilità delle ragazze e di Eun Joo? E quale ruolo hanno rispetto alla stessa il padre e gli ospiti che la famiglia accoglie?Soprattutto, chi tra le giovani sorelle e la loro acquisita genitrice avrà davvero la ragione dalla sua parte?
Questo post partecipa all'iniziativa K-Horror Day.
Da che mi ricordi, e da quando ero bambino, il Cinema è sempre stato parte integrante della mia vita e del quotidiano di casa Ford, dai tempi in cui con mio fratello guardavamo una ventina di minuti de I Goonies o qualche altro cult mentre facevamo colazione prima di andare a scuola alla scoperta e riscoperta dei Classici, o dei nuovi autori: all'inizio degli anni zero, per un buon lustro ho attraversato la mia fase più radical chic come spettatore, concedendomi soltanto proposte d'essai ed approfittando della ricerca per scoprire aree geografiche che, cinematograficamente e culturalmente, conoscevo poco o per nulla.
Una delle più gradite tra le suddette scoperte fu la settima arte coreana, che da Kim Ki Duk a Bong Joon Ho riservò chicche davvero notevoli, ed è rimasta, anche dopo il mio risveglio tamarro, nel cuore del sottoscritto: da tanto tempo, però, mancava sugli schermi di casa Ford un ritorno di questo Cinema, ed approfittando della giornata dedicata al K-horror organizzata da Obsidian Mirror ho finito per approfittare ed unire due amori del mio passato di spettatore in un unica visione.
Peccato che, a parte l'eleganza - che già ben conoscevo - di Jee Woon Kim e dei suoi movimenti di macchina ed inquadrature, così come della ricercata fotografia, non mi sia rimasto, di fatto, praticamente nulla da una visione poco incisiva, a tratti decisamente noiosa e prevedibile rispetto alle influenze, recitata quel tanto sopra le righe da scadere, in alcuni passaggi, perfino nel ridicolo involontario: non che Two sisters sia oggettivamente un brutto film, o che sia privo della capacità di spaventare o quantomeno turbare lo spettatore - anche se, sarà l'età o il fatto di aver ormai alle spalle una carriera da veterano del genere, ormai trovo davvero difficile rimanere colpito da fantasmi, apparizioni e squilibri di vario genere -, eppure è come rimbalzato sbattendo forte contro la corazza di questo vecchio cowboy, assumendo i connotati dell'occasione sprecata e della classica pellicola che quasi dispiace di aver buttato sullo schermo, un pò come un appuntamento andato male o due ore tentenzialmente sprecate.
Evidentemente il momento di riavvicinamento al Cinema coreano per il sottoscritto doveva farsi attendere - o approfittare di qualche pezzo da novanta come fu I saw the devil, ad esempio -, così come alla sua componente - molto marcata, del resto - horror, che ha subito agli occhi del vecchio Ford una rovinosa caduta rispetto all'idea di tentare il recupero di qualche altro titolo che negli anni mi sono perso legato alla produzione coreana dei cari, amati film d'orrore.
Certo, a discolpa di Jee Woon Kim andrebbe segnalato che, a ben guardare, Two sisters rappresenta più un ibrido tra un dramma in famiglia legato a rancori e disfunzioni ed il noto cult giapponese The ring, e dunque non sarebbe sulla carta ascrivibile ad un genere fisso ed impostato, ma non basta una certa elasticità per trasmettere la vitalità che necessiterebbe una pellicola che passa e va senza colpo ferire - nonostante, lo ripeto, un grande gusto nella parte tecnica di regia e messa in scena - nonostante si proponga, almeno sulla carta, di lasciare un segno profondo in chi si trova dall'altra parte dello schermo.
Personalmente, con i titoli di coda, ho pensato più ad una liberazione, che non alle cicatrici - positive o negative che possano essere - che quest'opera poteva avermi lasciato negli occhi o nell'anima: e non è davvero mai una buona cosa.
Anzi, dovrebbe seminare il terrore più di qualsiasi horror.
Alla ricerca del terrore al mio fianco:
"Whispering Corridors" (1998) su Non c’è paragone"Whispering Corridors" (1998) su Pensieri Cannibali“Sorum” (2001) su Mari’s Red Room“Three...Extremes” (2004) su La Fabbrica dei Sogni“The Host” (2006) su Recensioni Ribelli“Hansel & Gretel” (2007) su In Central Perk“Thirst” (2009) sul Bollalmanacco di Cinema“I Saw the Devil” (2010) su Delicatamente Perfido“The Terror Live” (2013) su Cinquecento Film Insieme“Mourning Grave” (2014) su Director’s Cult
MrFord
"If she looked me deep into my eyes
and softly asked me too
I'd be in her bed and in her flesh
and waste the life I knew."Pain of salvation - "Sisters" -