Di dire e di fare, al crepuscolo,
avverto un leggero sentore.
Mi traggo - incerto corpuscolo -
in cerca di nuovo vigore.
Parvenza, t'accarezzo la faccia
come goccia che scende su un ramo
lenta e tortuosa - e tacciano
tutti coloro che gridan «ti amo»
nella ventura di esser riamati.
L'amore gettato nelle facce degli altri
per riempire il vuoto che si ha dentro
è solo un falso amore da disperati -
non apre una breccia, non ci fa scaltri:
ci illude che sia fuori di noi il centro.