L’UDS 2011, il meeting decisionale per le sorti di Ubuntu+1 – che, in questo caso, corrisponde a Ubuntu 12.04 LTS Precise Pangolin - ci aveva lasciati con un bel po’ di questioni insolute. Una di queste, forse insignificante per gli utenti home ma importantissima per gli utenti server, era decidere se continuare o meno il supporto ai kernels non-PAE all’interno della nuova distribuzione a supporto quinquennale. Vi spiego meglio.
L’architettura di estensione degli indirizzi fisici (PAE – Physical Address Extension) è quella modifica strutturale, apportata sia ai processori a 32 bit che a 64 bit, che permette – previo supporto del sistema operativo – di gestire fino a 64GB di RAM all’interno di una singola macchina, contro i 4GB massimi gestibili dai processori non-PAE. Magari in ambito home è difficile, al giorno d’oggi, pescare un computer con processore non-PAE. Al contrario, in ambienti server ed ambienti distribuiti, questo risulta quasi all’ordine del giorno.
Oltretutto, vuoi per spesa o per compatibilità, è abbastanza raro che le componenti di sistema più “basse” (quali processore e scheda madre, ad esempio) vengano sostituite all’interno di un sistema server. Vi dirò, mi è capitato di vedere anche macchine con 15 anni di vita funzionare da server. E la cosa sorprendente è che, con una buona configurazione, queste funzionano anche bene.
Il dibattito verteva proprio su questo: si può dire che, in ambienti server, è prassi installare sistemi operativi con supporto a lungo termine. Sospendere il supporto per i kernels non-PAE, come una schiera di progettisti/programmatori aveva proposto all’UDS, significa impedire l’installazione di Ubuntu 12.04 Precise (che, ripeto, sarà una distribuzione con supporto a lungo termine) su una marea di servers, implicando quindi una perdita di utenza più o meno cospicua. E non sarebbe stata una buona pubblicità per il sistema operativo di Canonical che, a causa di tante modifiche e rivoluzioni, quest’anno si è beccato non poche critiche ed un calo significativo di utilizzo.
D’altra parte, però, continuare a mantenere il supporto alle architetture non-PAE (decisamente datate) significherebbe impiego di ulteriori risorse umane e finanziarie. Un bel circolo vizioso :)
Fortunatamente, però, oggi è arrivato un bel compromesso ufficiale che ha fatto felici tutti: il supporto ai kernels non-PAE sarà mantenuto all’interno di Ubuntu 12.04 Precise (con gioia dei “conservatori”), e abbandonato definitivamente a partire da Ubuntu 12.10 (con gioia dei “progressisti”). Altri 5 anni di vita con Ubuntu, quindi, per i processori non-PAE: il tempo sufficiente affinchè tali processori diventino di fatto dei catorci e vengano definitivamente spostati in qualche “mostra di antichità informatica” :)
Potrete trovare qui la discussione decisionale sul canale IRC e qui il comunicato sul forum di Ubuntu.