Uccellacci e uccellini

Creato il 18 dicembre 2010 da Robydick
1966, Pier Paolo Pasolini, Totò.
Ci ho pensato a lungo su cosa dire di questa suggestiva ed allegorica fiaba, ma visto che lo stesso Pasolini l'ha descritta minuziosamente, e senza spoiler, ho pensato di lasciare a lui la parola. Io mi limiterò a qualche commento didascalico sui frame.
(fonte)
Non ho mai "messo al mondo" un film così disarmato, fragile e delicato come Uccellacci e uccellini. Non solo non assomiglia ai miei film precedenti, ma non assomiglia a nessun altro film. Non parlo della sua originalità, sarebbe stupidamente presuntuoso, ma della sua formula, che è quella della favola col suo senso nascosto. Il surrealismo del mio film ha poco a che fare col surrealismo storico; è fondamentalmente il surrealismo delle favole [...] 
Questo film che voleva essere concepito e eseguito con leggerezza, sotto il segno dell'Aria del Perdono del "Flauto Magico", è dovuto in realtà a uno stato d'animo profondamente malinconico, per cui non potevo credere al comico della realtà (a una comicità sostantivale, oggettiva). 
L'atroce amarezza dell'ideologia sottostante al film (la fine di un periodo della nostra storia, lo scadimento di un mandato) ha finito forse col prevalere. Mai ho scelto per tema di un film un soggetto così difficile: la crisi del marxismo della Resistenza e degli anni Cinquanta, poeticamente situata prima della morte di Togliatti, subita e vissuta, dall'interno, da un marxista, che non è tuttavia disposto a credere che il marxismo sia finito (il buon corvo dice: "Io non piango sulla fine delle mie idee, perché verrà di sicuro qualcun altro a prendere in mano la mia bandiera e portarla avanti! È su me stesso che piango..."). 
Ho scritto la sceneggiatura tenendo presente un corvo marxista, ma non del tutto ancora liberato dal corvo anarchico, indipendente, dolce e veritiero. A questo punto, il corvo è diventato autobiografico, una specie di metafora irregolare dell'autore. 
Totò e Ninetto rappresentano invece gli italiani innocenti che sono intorno a noi, che non sono coinvolti nella storia, che stanno acquisendo il primo jota di coscienza: questo quando incontrano il marxismo nelle sembianze del corvo. La presenza di Totò e Ninetto in questo film è il frutto di una scelta precisa motivata da un'altrettanto precisa posizione nell'ambito del rapporto tra personaggio e attore. 
Ho sempre sostenuto che amo fare film con attori non professionisti, cioè con facce, personaggi, caratteri che sono nella realtà, che prendo e adopero nei miei film. Non scelgo mai un attore per la sua bravura di attore, cioè non lo scelgo mai perché finga di essere qualcos'altro da quello che egli è, ma lo scelgo proprio per quello che è: e quindi ho scelto Totò per quello che è. Volevo un personaggio estremamente umano, cioè che avesse quel fondo napoletano e bonario, e così immediatamente comprensibile, che ha Totò. E nello stesso tempo volevo che questo essere umano così medio, così "brava persona", avesse anche qualcosa di assurdo, di surreale, cioè di clownesco, e mi sembra che Totò sintetizzi felicemente questi elementi.

Nel mio Olimpo ovviamente, così come nel Suo.
Questo film lo vidi molti, troppi anni fa senza riuscire a finirlo, ostacolo l'immaturità e la ricerca di messaggi diretti, di un senso letterale in quello che vedevo, approccio diametralmente opposto a quello che occorre per apprezzarlo. Stasera invece mi sono fatto rapire dalla sua dolcezza e mi sono persino divertito in molti frangenti.
Nota bene: tutti i commenti sotto sono strettamente personali, non attribuibili in alcun modo al vero senso del film, tanto meno a Pasolini.
Dopo un curioso inizio, coi titoli di testa cantati a guisa di stornelli, molto simpatico ed allegro, compare questa didascalia e mi sono fatto delle risate carpiate! ho capito subito che c'era nel film un taglio critico verso una ricerca troppo intellettuale del comunismo, ideologia che già ai tempi rischiava di staccarsi dalla sua base principale, quella della povera gente, quasi mai istruita. Risposta, quella di Mao, all'insegna del "chi se ne frega", conta in primis quello che si fa ora, nell'immanente, il futuro ne sarà conseguenza. Ovviamente è anche la risposta in sé a contenere altri messaggi, ma il discorso si dilunga troppo.

Ci sono una serie di cartelli stradali bizzarri come questo, non so se sono veri, mi pare improbabile, ma sono esilaranti e significativi. Luoghi intitolati a disgraziati a vario titolo. Be', molto più divertenti dei vari generali, intellettuali, scrittori, ecc... che tempestano la nostra toponomastica viaria.


Bellissima questa immagine durante l'evangelizzazione dei falchetti, sembra un presepe. Diverse scene richiamano momenti significativi del vangelo, come ad esempio la cacciata dei mercanti dal tempio.
Tanto per dissipare qualche dubbio, Pasolini ci viene incontro.
Altra simpaticissima idea, compaiono ogni tanto questi improbabili cartelli stradali, sembrano quelli dei cartoni animati quando i protagonisti si perdono in luoghi remoti. Il mondo è piccolo? Forse, sicuramente alcune "regole di vita" sono uguali ovunque, lo si può tenere a mente.
Il funerale del citato Palmiro Togliatti: qui sopra una sua foto, sotto l'imponente celebrazione. Personaggio discusso e discutibile, ha costituito una prima fondamentale linea di demarcazione per la sinistra, gestito un periodo le cui complicazioni a noi ora risultano molto difficili da interpretare.

Chissà se quel sole che scende in lontananza si chiama o meno Avvenire. Certo è che i nostri 2 personaggi comunissimi nel finale al corvo non l'han trattato proprio bene.
Splendida anche la colonna sonora di Ennio Morricone. Famosissimo il brano che segue.

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