I due volumi precedenti mostravano Rick in balia degli eventi, fortemente provato dalla morte della moglie Lory e della neonata figlia Judith, avvenuta per mano del Governatore.
Il nono e decimo TPB si sono rivelati quindi dei volumi di passaggio, debitori più de “La Strada”, il romanzo di Cormac McCarthy (citato anche nei redazionali) che dell’universo narrativo zombie canonico.
Già dalle prime pagine Kirkman desta il lettore con una sequenza fra le più truci che si siano viste nella serie: Ben, uno dei due gemelli “adottati” da Dale e Andrea, uccide suo fratello Billy, in un raptus di follia infantile.
Fedele a quel modo di scrivere mai lento o eccessivamente statico, Kirkman non dà respiro al lettore: dinanzi a questa nuova e singolare minaccia, il gruppo di sopravvissuti discute se uccidere o meno un bambino, diventato ormai una variabile impazzita.
Dinanzi a un proposito così estremo, il gruppo si divide in due, combattuto fra la paura per questa nuova minaccia, e la riluttanza ad uccidere un bambino che non si rende conto di aver trucidato con un coltello il suo fratellino.
A compiere l’estremo gesto sarà addirittura il figlio di Rick, Carl, che di nascosto uccide Ben.
Lo scrittore vuol narrarci di un bambino che non ha avuto il tempo di crescere, di un bambino che si fa carico del fardello del padre e che con la sua naturale incoscienza vuole sostituirsi a lui per il bene della comunità in questa difficilissima decisione.
E in un mondo simile le variabili impazzite sono sempre dietro l’angolo, perché a minacciare lo sparuto gruppo di sopravvissuti arrivano i “cacciatori” del titolo di questo volume, un gruppo di uomini che per arrivare a sopravvivere praticano il cannibalismo.
E’ l’inizio di un breve ma intenso braccio di ferro fra questo gruppo di cannibali e Rick (“Non sanno con chi hanno a che fare” esclama Rick), che si risolve in un regolamento di conti dal sapore vagamente western, ma anche fortemente horror: il racconto di cosa il gruppo di cannibali abbia avuto il coraggio di fare fa propendere Rick per la loro totale eliminazione.
Ma sono le modalità di questa eliminazione che sorprendono:
Le prime prove titubanti di Charlie Adlard, coadiuvato come sempre dai toni di grigio di Cliff Rathburn, sono un lontano ricordo: Adlard ormai è pienamente in sintonia col modo di narrare di Kirkman e fornisce l’ennesima prova che lascia poco alla spettacolarità, o anche solo all’evoluzione del tratto, ma di contro offre la consueta leggibilità, in perfetta simbiosi con i testi.
The Walking Dead rimane ora come ora uno dei fumetti più coinvolgenti e riusciti degli ultimi anni.
Kirkman, nonostante il tempo trascorso dagli esordi della serie, non sembra stanco o a corto di idee; un merito nel merito, dato che in un contesto simile è molto facile riproporre elementi già visti (e non che questo rischio non sia stato corso più volte), ma il lavoro che lo scrittore americano compie sui personaggi riesce sempre a mettere in secondo piano gli avvenimenti nudi e crudi, favorendo una narrazione che privilegia la costante evoluzione dei personaggi, anche a fronte di alcune ripetitività nella sceneggiatura.
Abbiamo parlato di:
The Walking Dead, Vol. 11 – Temi i Cacciatori
Robert Kirkman, Charlie Adlard
Traduzione di Stefano Menchetti
SaldaPress Edizioni, 2011
144 pagine, brossurato, bianco e nero – 12.50 €
ISBN: 9788888435510
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