Ucraina: cui prodest la nuova tragedia?

Creato il 18 luglio 2014 da Albertocapece

Prima o poi ce lo si doveva aspettare che ci fosse l’incidente o l’escalation. Inventato di sana pianta come l’attacco nel golfo del  Tonkino, in qualche modo favorito come il siluramento del Lusitania, prodotto in proprio come l’affondamento del Maine, fantasioso come l’esistenza delle armi di distruzione di massa  in Irak o semplicemente dovuto alle inevitabili e confuse conseguenze di pesanti tentativi di ingerenza che fungono oltretutto come giustificazione a posteriori. Così adesso non si sa davvero chi sia responsabile dell’abbattimento dell’areo civile malese nei cieli dell’Ucraina ed è già iniziato l’infame balletto del rimpallo di responsabilità dalle quali è difficile che l’opinione pubblica possa dipanare una qualche certezza.

I golpisti di Kiev sostengono che sono stati i separatisti filorussi ad abbattere l’aereo malese forse pensando di colpire un velivolo per trasporto truppe, Ilyuschin 76,  che volava nella stessa area e alla stessa altitudine, 10 mila metri, anche se tale quota è del tutto anomala per quel tipo di missione su un territorio  relativamente ristretto. I separatisti negano dicendo di non avere a disposizione quelle armi, i missili Buk, gli unici nel teatro degli scontri a poter arrivare a quell’altezza. Ed è a questo punto che si trova il nodo di ambiguità della vicenda. Perché Kiev, assieme a imprecisati esperti occidentali, sostiene due cose in contraddizione tra loro: da una parte dice che le proprie truppe non si portano dietro queste armi antiaeree visto che i separatisti non hanno aviazione e quindi si scarica da ogni reponsabilità, dall’altra sostiene che i “filorussi” dispongono di missili Buk poiché essi facevano parte della dotazione di reparti poi arresisi ai separatisti. Ma allora delle due l’una: o  Kiev mente dicendo che le proprie truppe non hanno in dotazione queste armi oppure mente dicendo che i ribelli se le procurano strappandole alle proprie truppe. Contraddizione palese ma che i media occidentali si guardano bene dal sottolineare, come si guardano dal dire che l’aereo per trasporto truppe che sarebbe stato il mancato obiettivo, è il velivolo da trasporto più usato dalle truppe russe e potrebbe benissimo darsi che nel tentativo di impedire rifornimenti ai separatisti e/o magari di provocare Mosca, il tragico errore potrebbe essere stato benissimo delle truppe di Kiev.

Siamo al cuore di un’ambiguità che può dare adito ad altre ipotesi: che il Buk sia stato lanciato da qualche reparto embedded che di certo non manca sul terreno oppure che sia stata tesa una trappola tipo Ustica facendo volare un velivolo da trasporto militare simile per dimensioni e tracciatura, vicino al Boeing dell’Air Malaysia: proprio la conoscenza delle caratteristiche del Buk potrebbe aver facilitato la creazione dell’incidente. Così come d’altronde si può facilmente immaginare che i filorussi siano riforniti da Mosca di armi sofisticate. Resta comunque il fatto che ai separatisti non viene alcun vantaggio da questa ennesima tragedia, mentre tutto il tornaconto va a Kiev a patto che non si riesca mai a dimostrare che c’entri qualcosa nella vicenda, cosa assai facile vista la capacità di alterare i dati o il pullulare di esperti che fanno della verità a cachet un lucroso mestiere. Basta in ogni caso l’incertezza per gettare un’ombra sui filorussi.

Ma soprattutto l’abbattimento dell’aereo di linea malese fornisce la base per un’escalation del conflitto a cui non sono per nulla interessati i ribelli ben sapendo che Putin non si farebbe mai trascinare in un confronto diretto e che invece è essenziale per il golpisti di Kiev, sia sul fronte interno che su quello esterno, oltre a fornire un alibi all’occidente per appoggiare un regime che si tiene in piedi grazie agli estremisti neo nazi.  All’inizio del post ho fatto un elenco di pretesti e di incidenti creati dagli americani i quali sono divenuti maestri in quest’arte visto che la costituzione Usa vieta di aggredire per primi uno stato estero, dando luogo a una vera e propria scienza del pretesto. Avere tali consigliori come amici, anzi come protagonisti nemmeno tanto nascosti della vicenda ucraina, non può essere trascurato nel valutare i fatti. Basta domandarsi cui prodest?


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