Ucraina: dopo giuramento Poroshenko, è ancora sangue nell’est del Paese

Creato il 08 giugno 2014 da Nicola933

È passato appena un giorno dal giuramento di Poroshenko come presidente dell’Ucraina ma, almeno per ora, la nazione è ancora lontana dal trovare una sua stabilità. Quest’oggi, infatti, sono ripresi con maggior vigore i bombardamenti a Sloviansk, roccaforte “ribelle” assediata dall’esercito ucraino.

I separatisti, secondo l’agenzia Itar Tass, affermano che “ci sono molti civili uccisi e feriti a causa del bombardamento di artiglieria sul centro della città. L’artiglieria ha centrato la zona tra il palazzo dell’amministrazione, quello delle telecomunicazioni e la piazza centrale, dove si era appena conclusa la funzione religiosa domenicale”. Un leader separatista aggiunge inoltre che “in città l’acqua scarseggia, è stato danneggiato l’acquedotto”.

Mosca, attraverso le parole di Nikolai Patrushev, presidente del Consiglio di Sicurezza russo, accusa Kiev di “sterminare il suo stesso popolo”. Patrushev ha parlato in questi termini all’emittente di Rossiya 24, chiedendo poi che Kiev “cessi totalmente l’operazione militare avviata nel Donbass”. Questo,  soprattutto alla luce di quanto affermato da Poroshenko durante il suo giuramento, che ha promesso “un piano di pace per le regioni di Lugansk e Donetsk”.

L’oligarca ucraino ha infatti giurato ieri alla Rada dinanzi ai leader Usa e Ue Biden e Van Rompuy, sostenendo che terrà “unita l’Ucraina” e promettendo un “processo di decentralizzazione per la regione del Donbass”. Ha affermato tuttavia che “decentralizzazione non vuol dire federalismo” e che si terrà lontano dai contatti coi separatisti, pur volendo garantire l’amnistia ai filorussi che “non si sono macchiati del sangue dei civili ucraini e che non hanno finanziato operazioni terroriste”.

Poroshenko ha aggiunto che non accetterà alcun tipo di compromesso neppure sulla Crimea che, come ha ribadito a Putin durante le commemorazioni del D-Day in Normandia “è e resterà ucraina”. Ha poi concluso dicendosi deciso a portare l’Ucraina sulla strada della piena integrazione con l’Europa, e auspicando “al più presto” la firma del Trattato di Bruxelles. Quanto ai rapporti con Mosca, il “re del cioccolato” ha detto di essere pronto a firmare un nuovo trattato “che garantisca pace, sicurezza e sostegno militare in caso in cui la nostra sovranità venga violata”. Tale trattato andrà a sostituire quello attualmente in vigore che risale al 1994: il Memorandum di Budapest.

Ma qual è realmente la situazione nell’Ucraina orientale e come è destinata ad evolversi? Spiega l’analista CeSi ed esperto di geopolitica Marco Di Liddo ad Adnkronos: “Il dato più preoccupante  è la mancanza di dialogo e negoziati politici tra le parti. Al momento Kiev ha utilizzato esclusivamente la forza armata, parlando di operazione anti-terrorismo e negando completamente la dimensione politica dell’insurrezione. I rischi sono tanti, a cominciare dalla creazione di una frattura insanabile tra il Donbass e il resto del Paese. In questo scenario, la popolazione locale percepisce come aggressivo e illegittimo un governo che adotta quasi esclusivamente mezzi muscolari per ripristinare quella che ritiene essere la propria sovranità violata. Questo clima di tensione viene ulteriormente esacerbato dalla battaglia mediatica e dalla scontro tra due narrative, rispettivamente filo-russa e filo-occidentale, sempre più confliggenti tra loro. Se continua così, il Donbass potrebbe trasformarsi in una nuova Transnistria”.


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