L'Ucraina orientale non è la Crimea: i russi sono in percentuale notevolmente inferiore che nella penisola, e poi c'è un discorso legato al Pil. Se la Crimea rappresentava un costo - di oltre 700 milioni di euro l'anno - per il governo centrale ucraino, regioni come quella di Donetsk sono il basamento economico del paese (soprattutto grazie alle risorse naturali, carbone e acciaio).
Da Kiev però non arrivano solo intimidazioni e ultimatum, sono da giorni avviati negoziati con i gruppi in protesta, e sono state fatte diversa aperture - per esempio il presidente in carica Turcinov ha già annunciato un'amnistia per chi se ne andrà deponendo le armi. Ma i dialoghi procedono con difficoltà, sia per l'ostinazione di alcuni elementi - come Nikolai Solntsev, uno dei fondatori della “Repubblica Democratica di Donetsk” - che, almeno formalmente, rifiutano ogni sorta di incontro; sia per la presenza di oscure figure intorno agli edifici: si tratta di uomini armati, in tenuta militare e volto coperto, che ricordano molto quelli già visti durante la crisi in Crimea.
Per questo, la Nato si è associata all'Ucraina, nell'accusare Mosca di fomentare le proteste - e, di più, di esserne in qualche modo artefice (ne ho scritto per il Giornale dell'Umbria) - anche attraverso la permanenza delle unità nelle aree di confine. Il generale di brigata Gary Deakin, direttore del Centro operazioni di crisi della Nato, ha confermato ieri che la consistenza del contingente non è assolutamente diminuita (come si vede nelle immagini diffuse dalla Nato stessa), e consta di unità aeree (elicotteri e caccia), veicoli da attacco e logistici, uomini di fanteria e forze speciali, che potrebbero «essere operative nel giro di poche ore».
Intanto ieri Putin ha inviato una lettera ai governi europei clienti di Gazprom, mettendoli al corrente della situazione di debito in cui versa l'Ucraina: secondo il presidente russo, tale circostanza potrebbe essere un problema non solo per l'interruzione dei rifornimenti a Kiev, ma per il passaggio del gas verso occidente.
Nel frattempo Mosca ha deciso di interrompere le diffusioni di Voice of America, e sembra chiara ed evidente la volontà di proseguire nelle attività di propaganda. Tuttavia, anche a detta di diversi analisti, sembra difficile che si raggiungano situazioni estreme come quelle viste in Crimea. Kiev non cederà tanto facilmente, così come a questo punto, la Russia non dovrebbe rischiare un'escalation per evitare il destabilizzarsi degli equilibri mondiali - e Obama, su questo, è già stato chiaro annunciando nuove sanzioni se le cose dovessero peggiorare, ma soprattutto la Nato ha già predisposto un piano militare, intanto con il fine di deterrenza.