Posted 20 maggio 2014 in Elezioni ad est, Russie, Ucraina with 2 Comments
di Oleksiy Bondarenko
Il 25 maggio gli ucraini saranno chiamati a scegliere il nuovo Presidente che avrà il difficilissimo compito di tenere insieme un paese sull’orlo della guerra civile. La situazione socio-politica in cui versa attualmente l’Ucraina avrà un’influenza negativa sullo svolgimento delle consultazioni che, in un contesto estremamente polarizzato, difficilmente restituiranno un esito definitivo e comunemente accettato.
Poroshenko e Timoshenko, oligarchi alla riscossaSono ben 23 i candidati ufficialmente registrati dalla Commissione Elettorale Centrale. Sebbene alcuni abbiano ritirato la propria candidatura e altri sembrano partecipare alla corsa soprattutto per guadagnarsi un certo capitale politico da spendere nel prossimo futuro, il numero dei candidati rimane comunque indicativo della frammentazione all’interno del paese.
Il nome che riscuote più curiosità è quello di Petro Poroshenko, oligarca, magnate del cioccolato (proprietario della Roshen) e proprietario del canale televisivo 5 Kanal. Nato ad Odessa e laureato in economia, Poroshenko ha saputo sfruttare le turbolenze degli anni ’90 entrando in possesso di numerose aziende dolciarie statali. Nonostante possa apparire come un uomo nuovo, ha alle spalle una carriera politica di primo piano. Eletto per la prima volta alla Verhovna Rada nel ‘98, ha ricoperto svariati incarichi amministrativi, ultimo dei quali la guida del Ministero dell’Economia e del Commercio (dal 2012, sotto la presidenza di Yanukovich). Pur essendo considerato uno dei principali sostenitori della Rivoluzione Arancione prima, e dell’EuroMaidan poi, sembra piuttosto curioso notare che proprio Poroshenko sia stato uno dei cofondatori del Partito delle Regioni insieme al deposto presidente Viktor Yanukovich.
Se Poroshenko si presenta come indipendente, la candidatura di Yulia Timoshenko è stata promossa dal suo partito, Patria che l’ha votata all’unanimità durante un congresso dai contorni quasi mistici, svoltosi in piazza Santa Sofia a Kiev, in prossimità di quella Piazza Indipendenza che ha restituito la libertà alla “pasionaria” della Rivoluzione Arancione. La scelta non sembra casuale, dato che la Timoshenko sembra aver deciso di puntare ancora una volta sulla piazza e sui suoi volubili sentimenti. La lotta contro l’oligarchia, contro la corruzione e contro Mosca è il trittico della sua campagna elettorale, insieme alla “riconquista” della Crimea e all’ormai solita integrazione dell’Ucraina nelle strutture euro-atlantiche. Rimane da vedere se la piazza sia ancora disposta ad ascoltare le promesse di una personalità che sembra aver speso, ormai per intero, il proprio capitale politico.
Cosa resta del partito di Yanukovich?
Il 25 maggio potrebbe simboleggiare anche la definitiva morte del Partito delle Regioni, in via di sgretolamento già da svariati mesi. Il principale candidato è Mikhail Dobkin, ex governatore di Kharkiv, arrestato a inizio marzo e attualmente ai domiciliari con l’accusa di aver “promosso il separatismo”. La sua credibilità sembra piuttosto limitata, non solo a causa delle vicende giudiziarie, ma anche perché è il principale rappresentante della vecchia gerarchia partitica di Yanukovich. Gli altri “regionari” sono Sergei Tigipko, vicino al mondo finanziario e Yuriy Boyko, ex vice di Azarov, mentre Oleg Tsarev, espulso dal partito a inizio aprile e brutalmente pestato da ignoti, ha deciso di ritirare la propria candidatura in seguito ad una serie di accusa di “separatismo” mosse nei suoi confronti dalla Procura Generale di Kiev.
I candidati ultra-nazionalisti Tyagnibok e Yarosh
Infine troviamo Oleg Tyagnibok, candidato del partito ultranazionalista Svoboda, e Dmitri Yarosh, coordinatore del gruppo di estrema destra Pravy Sector. Sono loro gli unici ad avere avuto un ruolo durante le manifestazioni tra novembre e febbraio. Mentre il candidato del partito nazionalista Svoboda, pur avendo perso visibilità nell’ultimo periodo, può contare su un elettorato piuttosto consolidato nell’ovest del paese, il coordinatore di Praviy Sektor, che ha recentemente invocato una guerra partigiana contro la Russia, sembra alla ricerca di una legittimazione che gli possa permettere di trasformarsi definitivamente da combattente di piazza in una figura politica all’interno del panorama nazionale.
Symonenko, il comunista irriducibile
Caso a parte quello di Petro Symonenko, l’irriducibile segretario del Partito Comunista Ucraino (PCU). La sua candidatura è in bilico da diverse settimane, tra voci di agguati alla sua persona, l’espulsione del PCU dalla Verhovna Rada e azioni giudiziarie volte a proibire l’esistenza stessa del partito, accusato, tanto per cambiare, di promuovere il separatismo.
Chi il favorito?
Date le circostanze fare previsioni sembra piuttosto difficile, anche se la figura di Poroshenko appare oggettivamente quella più spendibile. In primo luogo la sua posizione prudente, non essendo entrato a far parte dell’esecutivo dopo la fuga di Yanukovich, e il sostegno ad un ampio dialogo nazionale, lo rendono più gradito all’elettorato moderato. Inoltre, Poroshenko può contare sull’appoggio di Vitali Klitschko, che ha deciso di non candidarsi scegliendo di correre per la poltrona di sindaco di Kiev, riversando così sull’“oligarca del cioccolato” i voti del proprio partito (Udar).
Infine, la figura di Poroshenko potrebbe soddisfare anche le aspettative delle cancellerie occidentali e del Cremlino. La sua posizione “europeista” è ben vista a Bruxelles, mentre la moderazione nei confronti del dialogo Kiev-NATO e i personali legami imprenditoriali con la Russia possono aumentare gli strumenti di pressione nelle mani di Mosca. La Timoshenko invece, secondo molti sondaggi, si dovrà accontentare di lottare con Tigipko per accedere all’eventuale ballottaggio (previsto per il 15 giugno), tenendo qualche asso nella manica per il possibile duello finale.
Il male minore sembra essere di nuovo la vittoria di un oligarca, in un paradossale déjà vu che rischia di ripristinare lo status quo ante con personaggi solo in parte differenti. Il tutto mentre a est si continua a sparare e si farà di tutto per boicottare queste elezioni.
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