Nel frattempo, sono giunti a Lugansk 200 camion russi di aiuti umanitari: 2.000 tonnellate tra alimenti, medicine, generatori di corrente, macchine per purificare l’acqua. Lo riporta Russia Today. L’operazione non è stata coadiuvata dalla Croce Rossa, che afferma di “non aver ricevuto un comunicato ufficiale dell’accordo Kiev-Mosca”.
Il primo ministro ucraino Yatseniuk, citato da Unian, asserisce che Putin “vuole prendersi l’intera Ucraina”. Il premier sostiene che, nonostante gli accordi di Minsk, il Cremlino continua a minare la stabilità dell’Ucraina dell’est.
Ma quelli che prendono una posizione molto più decisa nei riguardi della Russia sono i paramilitari ucraini, che a dispetto dello stesso governo affermano che si rifaranno alla guerriglia cecena anti-russa, se necessario. Apis, nome di battaglia di un quarantenne comandante del battaglione Azov, sostiene senza mezzi termini: “Ogni uomo nel nostro battaglione è pronto a cambiare tattica per liberare le nostre case. Non mi importa cosa dicono a Kiev. Questa pace non durerà. Putin è un monarca, vuole che ci inginocchiamo ai suoi piedi. Noi non ci inginocchieremo, diventeremo guerriglieri e gli manderemo dei ‘body bags’ con i corpi dei soldati russi”. I paramilitari sono convinti che questa tregua conceda troppa autorità a Mosca nell’est del Paese.
Kiev, però, non è affatto sicura dell’appoggio che i paramilitari hanno in Ucraina orientale, zona a maggioranza filorussa. Inoltre, molti di coloro che filorussi non sono auspicano semplicemente l’avvio immediato di una pace duratura, e diversi filoucraini ivi residenti hanno lasciato la zona per timore di rappresaglie separatiste.