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Ucraina: l’atto finale di uno scontro che potrebbe portare i fascisti al potere

Creato il 20 febbraio 2014 da Giornalesiracusa

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Gli scontri sono ricominciati martedì a Kiev nei pressi del Parlamento, quando i manifestanti hanno occupato alcuni edifici pubblici e preso d’assalto con bombe molotov la sede del partito del presidente ucraino Viktor Ianoukovitch. In serata c’è stata poi la reazione veemente delle forze speciali di polizia anti-sommossa, che hanno preso d’assalto la piazza dell’Indipendenza, epicentro delle proteste, dando luogo a una vera e propria battaglia avvolta dal fumo di auto e pneumatici in fiamme.

A fine serata il bilancio è da guerra civile: 240 feriti e 26 morti, di cui 10 agenti di polizia.

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Dopo i violenti scontri di dicembre e gennaio, accesisi in seguito al voltafaccia del governo ucraino che aveva rinunciato a un riavvicinamento con l’Unione Europea siglando un’alleanza di fatto con la Russia di Putin, la situazione sembrava essersi calmata. Domenica, infatti, l’opposizione, dopo aver posto fine all’occupazione del municipio di Kiev, luogo simbolo della protesta, aveva ottenuto l’emanazione di un’amnistia per i reati commessi dai manifestanti tra il 27 dicembre e il 2 febbraio scorsi.

Malgrado le iniziative assunte dalle due parti per calmare le tensioni, i negoziati tra governo e opposizione in merito alla riforma costituzionale che dovrebbe ridurre i poteri presidenziali a beneficio del Parlamento sono tuttora a un punto morto. Al termine degli scontri di martedì il presidente ucraino ha avuto un incontro senza esito con i capi dell’opposizione, i quali sono stati accusati di aver dato vita un’insurrezione antidemocratica, in aperto contrasto con i principi cardine della costituzione.

Secondo quanto riportato dai principali tabloid internazionali, i manifestanti provengono per la maggior parte da Kiev e dalle regioni dell’ovest, dove è presente una maggiore affinità con l’Unione Europea rispetto al sud-est del paese dove la lingua più parlata è il russo.

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I principali leader della protesta sono Vitali Klitschko (nella foto accanto), l’ex pugile campione del mondo dei pesi massimi e capo del movimento ultra-nazionalista Udar; Arseniy Yatsenyuk, leader del primo partito di opposizione, “Madrepatria”, e alleato di Yulia Tymoshenko, ex primo-ministro del paese, tuttora in carcere; i gruppi di estrema destra Svoboda, “Unione Pan-Ucraina Libertà”, e Bratsvo, “Fratellanza” riuniti entrambi dietro la sigla Pravý Sektor ”Settore Destra”.

Le reazioni della comunità internazionale non si sono fatte attendere. La Russia ha condannato il ritorno delle violenze attribuendone la colpa agli Occidentali, rei di “chiudere gli occhi dinanzi agli atti atroci commessi dalle forze politiche radicali in Ucraina”. Il vicepresidente americano Joe Biden ha invece intimato a Viktor Ianoukovitch di ritirare le forze dell’ordine dalle strade di Kiev sottolineando “l’urgenza di un dialogo immediato” con l’opposizione”. Quanto all’Unione Europea, il ministro degli esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier ha in queste ore minacciato sanzioni a carico dell’Ucraina qualora i disordini non dovessero cessare.

A questo proposito, Catherine Ashton ha convocato un vertice d’urgenza dei ministri degli esteri dell’UE che dovrebbe tenersi nella serata di oggi a Bruxelles.

Esprimere un giudizio complessivo sulla protesta di Kiev non appare facile alla luce delle diverse anime che la compongono.

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Ciò che appare comunque evidente in queste ore è che le violenze di ieri non sono l’espressione di una rabbia popolare contro un governo incapace di fronteggiare la crisi economica, e debole dinanzi alle pressioni crescenti di una Russia che vuole riportare Kiev sotto la propria sfera di influenza. C’e qualcos’altro dentro questa rivolta. E questo qualcosa è allarmante. I protagonisti delle violenze di queste ore non sono gli stessi manifestanti (anche donne e bambini) che sfilavano pacifici in corteo fino al 17 gennaio scorso, essi sono invece estremisti violenti, per lo più riconducibili a sigle ultra-nazionaliste (leggasi fasciste), che condividono ideali xenofobi, antisemiti e anti-russi, oltre a una comune venerazione per la cosiddetta ‘Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini’, guidata da Stepan Bandera, i famigerati collaborazionisti dei nazisti che attivamente combatterono contro l’Unione sovietica e che furono impegnati in alcune delle peggiori atrocità commesse nella seconda guerra mondiale.

Nel perseguire l’obiettivo geopolitico di sottrarre l’Ucraina dalla sfera di influenza russa, Stati Uniti e UE stanno, più o meno consapevolmente, dando la loro tacita approvazione per il proseguimento e la proliferazione della violenza, col rischio di consegnare il paese nelle mani di gruppi di estrema destra che rappresentano una minaccia per la democrazia molto più seria di quanto non lo sia Ianoukovitch e il suo governo filo-russo.


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