Tali sanzioni “cominciano a farsi sentire, e si faranno sentire ancora, specie nel campo delle relazioni finanziarie internazionali”, ha ammesso, citato da Interfax, il vice-ministro delle Finanze russo Serghiei Storciak.
Intanto, i combattimenti nell’est ucraino tra truppe governative e miliziani filorussi continuano imperterriti, continuando a fare stragi. Martedì è stato bombardato un asilo a Makievka, dove sono morti “più di 10 bimbi”, secondo il vice-premier separatista Andrei Purghin. I filorussi hanno accusato l’esercito ucraino d’essere responsabile dell’accaduto, anche se non ci sono state altre conferme. Quest’oggi, riporta la Guardia Nazionale ucraina, le truppe regolari hanno ripreso possesso di Iloviask, città a 40 km da Donetsk e finora sotto il controllo dei miliziani. Iloviask è anche un nodo strategico ferroviario verso la Russia. Nell’operazione sono morti 9 militari ucraini: è quanto afferma su Fb Anton Geraschenko, consigliere del ministro dell’Interno.
Mosca non sta a guardare; nelle scorse ore il colonnello russo Igor Klimov ha riportato, citato da Interfax, il lancio di missili anti-aerei e antimissile S-300 ed S-400 dalla regione di Astrakan, ad alcune centinaia di km dalla frontiera ucraina. Si tratta di 20 test di prova per verificare l’uso corretto di missili creati “per portare dei colpi in serie contro un eventuale nemico ed eliminare obiettivi ad alta o bassa altitudine e obiettivi balistici”. È quanto asserisce l’ufficiale russo.
I toni della crisi ucraina non si abbassano. Né a livello puramente militare, né a livello di relazioni internazionali.