UCRAINA: Niente accordo con l’Unione Europea. Proteste a Kiev

Creato il 22 novembre 2013 da Eastjournal @EaSTJournal

Posted 22 novembre 2013 in Slider, Ucraina with 0 Comments
di Matteo Zola

In Ucraina si protesta e – caso più unico che raro ultimamente – lo si fa a favore dell’Europa. Il dietrofront del governo ucraino sulla firma dell’accordo di associazione all’Unione Europea, che avrebbe consentito al paese l’ingresso nel mercato libero europeo, ha scatenato le ire di molti cittadini. In piazza Maidan, a Kiev, circa duemila persone hanno dimostrato contro il governo, mentre altre manifestazioni si sono svolte a Uzhgorod, Ivano-Frankivsk, Lutsk e Leopoli, tutte città dell’Ucraina occidentale – culturalmente e linguisticamente meno legata alla Russia -, ma anche a Donetsk.

Il numero dei manifestanti è certo esiguo ma occorre considerare come l’Ucraina, dopo le grandi manifestazioni della rivoluzione arancione, non sia più scesa in piazza. La piazza è stata in Europa orientale il luogo del plebiscito, dell’adesione obbligatoria al regime, e solo le generazioni più giovani – meno legate al ricordo del periodo socialista – la stanno scoprendo come luogo di democrazia. Proprio i più giovani, infine, sono coloro che avrebbero potuto trarre beneficio dall’inizio di un percorso di adesione all’Unione Europea. Le manifestazioni in corso non sono quindi un fatto marginale.

Secondo il premier ucraino, Mikola Azarov, la mancata firma è frutto di “motivazioni economiche e non strategiche”, vale a dire che la Russia non c’entrerebbe nulla. Il primo ministro ucraino ha precisato che “non cambia la direzione strategica del paese” e l’integrazione europea “rimane un obiettivo del governo di Kiev, ma il rilancio delle relazioni con la Russia è una priorità“. Già, la Russia.

Mosca non poteva permettersi di perdere la propria influenza (politica ed economica) sull’Ucraina. Come scrisse Brzezinski: “La Russia senza l’Ucraina non potrebbe mai più essere una potenza mondiale”. Così Vladimir Putin ha fatto valere tutto il suo peso per convincere il presidente ucraino Yanuchovyc a desistere dalla svolta europea. E non è stato difficile, l’attuale presidente è tutt’altro che un’europeista, anzi la sua politica estera è sempre stata filorussa. Solo l’evidente catastrofe dell’economia nazionale ha spinto politici (ed oligarchi) verso Bruxelles.

L’Ukrainskaya Pravda, quotidiano filoeuropeista e vicino all’opposizione, ha definito il “giovedì nero” il giorno in cui l’Ucraina ha arrestato il suo cammino verso l’Unione, prima ancora del summit di Vilnius in cui la questione avrebbe dovuto essere discussa. L’inviato Ue per l’Ucraina, Aleksander Kwasniewski, ha confermato che al vertice del 29 novembre a Vilnius non sarà firmato il trattato di associazione di Kiev al’Unione.

Le proteste che sono seguite a questa decisione, pur limitate, testimoniano il desiderio di una parte della popolazione di uscire dalla sfera d’influenza russa. Il fatto che le manifestazione abbiano avuto luogo nelle città occidentali, quelle dell’Ucraina storica, dove è forte il retaggio nazionalista e la russificazione è stata meno efficace, testimonia ancora una volta come esistano due opposte tendenze in Ucraina. Una verso Mosca e una verso Bruxelles. Quella verso Mosca, per ora, ha vinto.

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