Posted 7 maggio 2014 in Slider, Ucraina with 2 Comments
di Giovanni Savino
da MOSCA – Le fiamme appiccate alla Casa dei Sindacati di Odessa in un pomeriggio di violenza e follia sono un monito per l’Europa. Il fuoco che si è portato via ad ora 46 persone, alcune delle quali scappate via dal palazzo in fiamme e selvaggiamente pestate dalle formazioni ultranazionaliste in strada, potrebbe non spegnersi. Attorno agli avvenimenti ucraini e al Maidan si erano raccolte le simpatie di ambienti liberali e democratici, che però ora sembrano trovare dei distinguo tra la sorte degli arsi vivi e i caduti di febbraio.
Il primo dato pericoloso, per l’Ucraina e l’Europa orientale, è la disumanizzazione del nemico: ancora stamane alcuni mass-media ucraini riportavano voci secondo cui tra le vittime ci fossero molti cittadini russi e della Transnistria. Circostanza smentita dal bollettino ufficiale, e anche da decine di video apparsi in rete, ma se per assurdo le vittime fossero state russe o di un altro paese, cosa sarebbe cambiato?
Esiste, ormai da mesi, una propaganda volta a svilire, nell’uno e nell’altro senso, la natura degli avvenimenti: se durante le giornate del Maidan si smentivano le voci di agenti stranieri o di fondi dati ai manifestanti da parte delle potenze occidentali, è diventata una triste e consolidata prassi vedere e cercare tra le proteste dell’Est e del Sud del paese i russi in piazza, come se i fenomeni sociali possano essere spiegati solo in funzione di provocatori venuti da Mosca o da Washington. Da parte dei commentatori liberali e democratici, in Ucraina e in Russia, parole di disprezzo per chi si era asserragliato nella Casa dei Sindacati, senza alcuna pietà né rispetto per le vittime. La guerra d’informazione non ha solo ucciso la verità, nelle strade di Kiev, Odessa o Sebastopoli: ha gettato i semi per un odio accecante e spietato.
Il secondo dato è l’accelerazione dell’avanzata nazionalista, ormai non più controllata né da Yatseniuk, né da Turchinov. Affermare che il Maidan sia stato un monolite fascista è un errore, ma l’egemonia conquistata dal radicalismo neofascista, e l’utilizzo dei gruppi paramilitari nell’Est e ieri ad Odessa, sono dei fatti difficilmente discutibili. Nel conflitto dei mass-media spesso si fa a gara a chi attribuire l’etichetta di “fascista”, con attenzione alle mosse del Cremlino e ad alcuni legami con partiti d’estrema destra in Europa quali il Front National o la Lega Nord; spesso però volutamente sfugge il sostegno di organizzazioni come Forza Nuova e Casa Pound al Pravyj Sektor ucraino, e anche la comunanza di vedute su una serie di valori.
Che cosa sono e cosa rappresentano i valori europei per il Pravyj Sektor e per gli ultras che ieri hanno dato fuoco alla Casa dei Sindacati? Che cosa pensano di Stato sociale, diritti democratici, per le minoranze linguistiche, religiose e sessuali? Domande che, ad oggi, solo The Guardian ha iniziato a porre: il perché è dovuto a un certo timore diffuso di passare per sodali di Putin o propagandisti del Cremlino.
Chi scrive, per ragioni di ricerca, si occupa da anni del nazionalismo russo e del nazionalismo ucraino. Sulle pagine di East Journal sono apparsi due contributi su Naval’nyj e sulle idee del nazionalismo russo, così come su MicroMega, quindi sono immune da ogni tipo d’accusa di essere favorevole alle politiche xenofobe e scioviniste. Esistono però delle domande da porsi rispetto alla situazione ucraina: perché non sono state concesse autonomie sul modello italiano alle regioni russofone? Perché una legge mai applicata e introdotta su pressione dell’Unione Europea, riguardo alle lingue regionali, è stata immediatamente abolita appena si è conquistati il potere? Probabilmente, due azioni in questo senso avrebbero dato maggiori tutele a una parte della popolazione spaventata da “chi inneggia a Bandera”, come si legge nelle interviste, e avrebbe garantito uno sviluppo diverso degli eventi.
Si spegnerà il fuoco di Odessa? Di pompieri se ne vedono ben pochi all’orizzonte, e quelle scene di gioia di fronte al rogo sono difficili da cancellare, in una città che ha subito durante il 1905 devastanti pogrom antiebraici. Gli eventi di ieri non differiscono in nulla da quel tipo di bestialità che pensavamo in Europa fosse stato da tempo consegnato agli archivi della memoria. Come ricordava Furio Jesi nella sua opera Cultura di Destra, le “parole senza significato” assumono spesso e volentieri il colore del sangue e la realtà della violenza. Il nazionalismo ieri ha vinto ancora una volta sull’umanità.
Foto: EPA / Alexey Furman
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