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Uenuku – The dark side of Graham Henry, quando anche Brontolo ride e scherza

Creato il 28 settembre 2011 da Ilgrillotalpa @IlGrillotalpa

Uenuku – The dark side of Graham Henry, quando anche Brontolo ride e scherzadi Stefania Mattana

A una settimana di distanza dagli storici 100 caps di McCaw, in casa All Blacks ci si prepara a festeggiare un po’ più in sordina un anniversario diverso, quello della centesima volta di Graham Henry sulla panchina tuttanera.
Sono passate 100 partite dal 2004, ma la figura di Henry stenta a decollare in termini di stima e affetto, soprattutto da parte di chi non si trova in Aotearoa. Dalle polemiche inutili e a volte noiose alle sue scelte opinabili nelle formazioni All Blacks (ma d’altronde, siamo tutti un po’ allenatori!), passando per quella sua aria spesso troppo burbera e accigliata, certamente coach Henry non è mai stato in lizza per la fascia di mister simpatia. Eppure dietro questa corazza dura e taciturna si nasconde un lato morbido e piacevole. Lo giurano i suoi stessi All Blacks.
“Più è tranquillo, più significa che è arrabbiato – ha dichiarato John Afoa – Quindi se lo sentite in silenzio vi conviene cambiare strada.”
I ragazzi tuttineri sostengono che quella di Henry sia solo una facciata, giustificata anche dagli alti standard di serietà e impegno che ovviamente una nazione richiede al suo allenatore, specie se si tratta di Nuova Zelanda e di nazionale ovale. Ali Williams giura che coach Graham sia dotato di un grande senso dell’umorismo, mentre Piri Weepu assicura che la fama di allenatore austero è assolutamente immeritata.
“Ogni volta che la gente lo vede, magari sembra scontroso, ma è solo un aspetto che inganna – ha dichiarato Weepu – É un tizio abbastanza affabile. Credo che sia un po’ cambiato dal 2004, quando ha iniziato a creare la sua squadra: da allora si è addolcito un po’, e probabilmente adesso è più accessibile.”
Weepu tuttavia ha ammesso che Henry non si tira mai indietro quando si tratta di performance sotto tono dei suoi ragazzi. D’altronde, lui ha il coltello dalla parte del manico, e a lui spetta il compito di fare ai suoi le lavate di capo.  “Forse è successo una o due volte, nello spogliatoio, quando non stai dando del tuo meglio – ha continuato – I suoi standard sono molto elevati e devi cercare di soddisfarli, altrimenti sei fuori. Così un paio di volte lo abbiamo visto esplodere proprio, ma per fortuna per la maggior parte del tempo facciamo bene, tanto che con lui in panchina abbiamo un alto tasso di successo”.
E proprio il suo tasso di successo – 84 vittorie in 99 partite – è un record che non ha rivali nello sport a livello internazionale. Un numero che gli ha fatto vincere riconoscimenti e premi. L’unica macchia rimane quella di Cardiff 2007, quando gli All Blacks, per la prima volta nella storia del mondiale, sono usciti ai quarti. Henry è rimasto con la valigia pronta per un po’, ma per sua fortuna gli è stata concessa una seconda opportunità, merce rara quando attorno a te girano soldi, fama e successo.
E adesso si trova davanti al compimento della sua seconda chance, e se la deve vedere con infortunati di lusso come Muliaina, Read, o con giocatori mandati spesso e volentieri in tribuna anche a scopo cautelativo.
Un approccio a volte esageratamente criticato e che Ali Williams difende a spada tratta, proprio lui che ha vissuto un calvario di infortuni e che ha sempre ritrovato un posto nella panchina tuttanera.  ”Lui è un uomo che spara dritto e ti fa capire dove ti trovi. Non posso non parlare bene di lui. Ha aiutato la mia carriera, per non dire che l’ha salvata. Lui mi dice come sono le cose veramente. A volte uno non vuole sentire la cruda verità se le cose non vanno come dovrebbero, ma è quello che alla fine devi sapere, di modo che così puoi davvero migliorare ” Il ritratto di Graham Henry visto da dentro è diverso da quello che appare dal di fuori: difficile immaginarsi un Henry sorridente e divertente, ma chissà che a ‘sto giro i mondiali gli diano una buona occasione per mostrarci anche questo lato nascosto.


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