L'apertura di un nuovo ufficio comporta sensibili modifiche alla propria routine. Tanto per dirne una, il suono più fastidioso del mondo (altrimenti noto come sveglia) ti si infila nelle orecchie almeno un quarto d'ora prima. Come conseguenza, ti tocca interagire con altri esseri umani nel limbo di assoluta incoscienza che precede il primo caffè. Del tipo che: - Buongiorno!- mmmh- mmh- sgrunt- Vuoi del latte?- trbnznie o nt. - Dormito bene? - grunt sgnt brr gne. È tragico, credetemi, se nella testa hai solo frammenti disordinati di canzoni e scene provenienti da recenti visioni in fase REM. Soprattutto, quando smetti di lavorare da casa, il pigiama inizia misteriosamente a non essere più contemplato come mise professionale. Si richiede anche l'utilizzo di un pettine, e magari giusto giusto quel filo di trucco necessario a non sembrare una versione imbruttita del Gollum.
Ma, nonostante tutto, il cambiamento mi piace. Molto. Sì, insomma, ne ricavi pause pranzo passate a chiacchierare di musica. Vecchine con la suoneria di Miley Cyrus che ti inducono a scriverti in testa tutt'un raccontone fatto di nipoti bimbeminkia che insegnano alla nonna a usare il cellulare. Scena tenerissima, peraltro. L'interminabile scelta di dolcetti squisiti al bar dall'altro lato della strada, che ti rende evidente sin dal primo giorno l'ineluttabilità del fatto che ingrasserai di almeno 10 kili entro l'estate. Cosa su cui, del resto, sembra essere d'accordo anche il biscottino della fortuna che ho appena aperto, al cui interno mi aspettava la domanda: “forse un bambino in vista?”. Mi son toccata la pancia e ho bisbigliato “no, è il cestino al cioccolato, non ti preoccupare”. E poi ci sono i momenti epici. Quelli che ti indurrebbero ad urlare “come sono fortunata!”, facendoti scordare per un attimo l'assenza di stipendi a sei cifre, monolocali vista mare, jet privati, fidanzati perfetti e preferibilmente musicisti, futuri da autrice di best seller e tutte le declinazioni modestissime e per nulla ambiziose della vita in Spagna che sognavi. Tali momenti consistono, in realtà, di gesti semplici. Tipo entrare trafelata e fradicia dopo una camminata sotto il diluvio universale e trovare una Fiesta al caffè sul tuo pc. O vedersi regalare la tazza su cui si può scrivere che pensavi di comprarti almeno dal duemiladieci. Ancora, sapere di poter contare su qualcuno che ti ricordi che il tuo orario finirebbe alle cinque, tutelandoti così dal proseguire a oltranza come tendi a fare da casa. Chè affidarmi la gestione di un account Pinterest è stato un po' come chiedere a un tossicodipendente di essere pagato per testare la qualità di vari tipi di eroina. La principale controindicazione dell'avere un ufficio mio, tuttavia, sta nel fatto che tutte le mie energie creative sono state improvvisamente assoribite dalla personalizzazione dell'ambiente. Dico sul serio. Una smania decorativa del genere non mi prendeva dai tempi ormai lontani degli appartamenti studenteschi. Ovviamente, ho creato una bacheca Pinterest apposita. Ma, mentre la riempio, non posso non chiedermi come cacchio facessi ad essere così prolifica nella scrittura durante i miei numerosi traslochi universitari. Insomma, già sono in piena fase “una volta ero più simpatica, brillante e talentuosa, soffro il logorio del tempo e della vita moderna, datemi un Cinar, Carciofon, chissà perchè Elio è stato uno dei miei primi follower su Twitter”, capirete che la faccenda mi deprima non poco. Perchè, adesso come adesso, riesco solo a stilare liste di cose assolutamente necessarie per svolgere al meglio la mia attività di Community Manager e Strategic qualcosa. Ovvero, nello specifico:
- Uno stock inesauribile di post it
- Un tappeto del colore aziendale
- Delle mensole su cui collocare il mio libro al fine di bullarmene con chiunque entri
- Un'intera parete fatta a lavagna (così, giusto per abbinarla alla tazza su cui si scrive)
- Dei cuscini con cui decorare quelle bellissime poltroncine bianche
- Un ferma- cavi a forma di bucolica piantina
- Dei magneti di rimando social da attaccare al frigo
- Un asciugamani (sempre del colore aziendale)
- Un po' di provviste, ché non si sa mai
- Uno spazzolino (del colore aziendale)
- Un cartello spiritosissimo a caso da appendere da qualche parte altrettanto a caso
- Le tariffe dello psicologo accanto, perchè mi sa che ne avrò bisogno a breve.
E buon lavoro a me.