Ugo Gregoretti e Giovanni Berardi
Siamo innanzi al regista Ugo Gregoretti. Intanto restiamo incantati dalla sua armonia caratteriale, dalla sua dolcezza, dal suo ottimismo, dalla assoluta saggezza, rafforzata sicuramente dai suoi magnifici ottantuno anni. Ci riceve nel suo appartamento al centro di Roma, nonostante una leggera sindrome influenzale lo costringa da qualche giorno al riposo. Gregoretti è un autore degli anni del boom cinematografico italiano, il suo esordio è l’esordio di Pasolini, Olmi, Ferreri, i fratelli Taviani, Montaldo, De Seta, Vancini, Petri, De Bosio, Brusati Orsini, Damiani, Caprioli, Scola, Bertolucci, Brass, Wertmuller, Cavani, Bellocchio, Mingozzi. Stiamo parlando propriamente, ancora una volta, del grande ed irripetibile cinema italiano di cui Gregoretti è stato e resta, sicuramente un alfiere. Ed infatti ci piace sapere che il suo lavoro nel cinema continua ed il suo ultimo film, in procinto di uscire nelle sale, si chiama Scossa. In realtà è un film a più episodi ed a più autori: oltre a Gregoretti filmano quelle che sono le riflessioni sul terribile terremoto di Messina accaduto nel 1908, Carlo Lizzani, Francesco Maselli, Nino Russo.
I nuovi angeli (1962)
Dice Gregoretti: “Quello che era un progetto nato per celebrare i cento anni dal terribile sisma di Messina, reputo che sia diventato, per quel che mi riguarda, la cosa migliore che ho fatto sin’ ora nel cinema”. Ed il cinema Ugo Gregoretti lo ha interpretato proprio percorrendo per intero l’arco costituzionale dello spettacolo, infatti oltre che regista, sceneggiatore, commediografo e giornalista cine-televisivo, è stato anche attore. Anzi per dirla ancora, ha curato e presentato anche un’edizione di Domenica In, trasmissione che è rimasta una delle più longeve della televisione italiana. Precisa, ad esempio, la definizione data al particolare modo di interpretare la sua carriera: “Un vagabondaggio, anche estremo, nelle diverse forme di spettacolo”.
Il suo esordio, frutto anche di un preciso intuito del produttore Alfredo Bini è, appunto, il film I nuovi angeli. La pellicola nasceva dalle inchieste giornalistiche sulla gioventù italiana negli anni dl boom, realizzate dal giornalista Mino Guerrini, colui che sarà in futuro anche un regista cinematografico. Questo esordio sarà un successo, ed il produttore Bini lo vanterà per parecchio tempo, tale da incoraggiare il giovane Gregoretti a proseguire sulla strada del cinema, lui che era già un affermato regista di documentari e di inchieste televisive, come ad esempio La Sicilia del Gattopardo, e di trasmissioni giornalistiche realizzate per la televisione come Controfagotto (1961), che in realtà era, per i tempi, sicuramente un’innovativa ed anticonformista, tutto sommato, rubrica di costume.
Dopo Gregoretti, forse, solo Renzo Arbore, su certi temi, riuscirà a mantenere in televisione certi livelli intellettivi . Dice Gregoretti: “In verità in quegli anni volevo fare assolutamente cinema e il successo anche internazionale del mio primo film mi incoraggiava alquanto a proseguire”. Continua Gregoretti: “Ho portato nella mia prima esperienza cinematografica la grande voglia che avevo di fare cinema con lo stesso metodo che avevo adottato fino a quel momento, cioè usando come attori i personaggi reali che avevo incontrato nel lavoro di giornalista televisivo. Ero effettivamente convinto, per questo, che il mio passato televisivo era già essenzialmente cinema”. E l’esperienza successiva fu per Gregoretti una esperienza sicuramente da manuale. “Subito dopo si presentò una esperienza importante” dice Gregoretti “mentore del progetto era Roberto Rossellini”. Il film, realizzato ad episodi, si chiamava Ro.Go.Pa.G, dalle iniziali dei registi impegnati, Roberto Rossellini, Jean Luc Godard, Pier Paolo Pasolini, Ugo Gregoretti. L’episodio di Gregoretti, Il pollo ruspante (insieme a quello, famosissimo e contestatissimo, di Pasolini, La ricotta), realizzato secondo i canoni della migliore commedia all’italiana, sarà ricordato come il momento più autentico e sincero di un film complesso e difficile.
Maggio musicale (1989)
Ugo Gregoretti, comunque, resterà importante, soprattutto per le generazioni più giovani, negli anni che andranno sino alla metà dei settanta, per un film documentario tra i più utili girati nel decennio, quel Vietnam, scene del dopoguerra (1975), che il regista girerà in concomitanza con l’ex direttore dell’Unità, il giornalista Romano Ledda. In molti, alla fine della proiezione nei circuiti d’essai, molto in voga in quel periodo, si resero conto di una cosa semplicissima, ma che per anni era sfuggita quasi a tutti: mentre tutti noi avevamo vissuto, bene o male poco importa, già trent’anni di pace e di democrazia, il popolo vietnamita, invece, usciva da trent’anni di guerra sanguinaria. E cosa mostrava, di così autentico, quel film? Semplicemente un popolo che non si piangeva addosso, ma neppure esultava, però scopriva, finalmente, che poteva cercare e trovare la giusta quiete e la pace. Soprattutto si rendeva conto che non era un popolo finito in poltiglia. Vietnam, scene del dopoguerra è stata davvero una visione importantissima e di grande maturità. Ci sarebbe potuto essere ancora un futuro per il cinema di Ugo Gregoretti. La sua autobiografia, raccolta nel libro Finale aperto, era già un trattamento cinematografico raccolto dallo sceneggiatore Girgio Arlorio. È successo, però, che la Commissione che assegna i fondi pubblici per lo spettacolo (oggi senza questo finanziamento elargito dallo Stato è quasi impensabile montare un film) ha ignorato questa proposta presentata dalla produttrice Grazia Volpi. La motivazione ufficiale del Ministero è stata che “i pochi fondi disponibili per lo spettacolo cinematografico sono assegnati per sviluppare sceneggiature di autori più giovani”.
Giovanni Berardi