Il libro napoletano dei morti
Mondadori pagine 185 € 17,00
Chi se non Ferdinando Russo, poeta e "guappo" avrebbe potuto raccontare la fine dei Borboni e il Risorgimento visto dalla parte dei Napoletani?
In questo saggio, racconto, romanzo non so come catalogarlo questo testo, Francesco Palmieri, giornalista e Maestro di Kung Fu, finge di essere il grande poeta napoletano e così racconta con l'ausilio delle rime del vate partenopeo la nascita dei guappi, le zumpate, gli affronti, i duelli con coltelli e bastoni. Racconta di un Re ,scippato dai Piemontesi di un regno e della dignità.
Racconta di eroi, fossero appartenuti ad altra epoca li avrebbero chiamati "partigiani", ma allora e dopo, gli storici sabaudi,piemontesi, Padani?, li chiamarono briganti: Edwin Kalckreuth, magnifico soldato austriaco che venne a morire per la libertà di noi Meridionali,Chiavone, il generale supremo imprendibile sostenitore di Re Francesco e come non ricordare l'irlandese Josef 'O Keeff che sembra uscito dalla penna di Emilio Salgari, e ancora Ludwig Richard Zimmermann, non vi sorprendano i nomi stranieri di questi e di altri "capitani di ventura" che leggerete nel libro, al Regno delle due Sicilie, il Mondo voleva bene, molto più di quello che dicono di volere, allora e oggi, i suoi stessi abitanti.In questa biografia di Ferdinando Russo,altra definizione per questo testo, c'è tutto, odio e amore, sangue e passione, soprattutto poesia.
Una volta Confucio disse : "Il letterato che ama starsene a casa non può esser considerato un vero letterato", per questo la Poesia e la Storia di Ferdinando sono stupende, sono parto di un letterato che non ha avuto mai una casa, se non il cielo e il mare di Napoli.
di Luigi De Rosa