Dallo spagnolo flamenco al lontano Giappone, passando, in equilibrio sulle corde magiche dell’ukulele di Danilo Vignola ed il ritmo irresistibile del percussionista Giò Didonna, dalla taranta, dal blues ed il progressive.
Ukulele revolver è tutto questo, anzi, è sicuramente anche qualcosa di più.
Di loro vi avevamo già parlato annunciando il loro concerto, nella nostra rubrica di musica, al Santi & Felici, ma quello che non riusciremo mai a raccontarvi del tutto è il viaggio meraviglioso che ci hanno regalato questi due fantastici artisti, tra le più diverse e incantevoli armonie.
Un viaggio che regala, ad ogni nuovo ascolto di questo album, una cartolina in più da un posto nuovo e sconosciuto e che resterà, come i mille colori di questo cd, indimenticabile.
The Freak ha avuto il piacere di intervistarli per voi:
Per iniziare intanto perché non ci raccontate come vi siete incontrati?
D.V: Ci siamo incontrati durante gli studi universitari, ci vedevamo spesso alle feste, poi le nostre strade si sono divise: io ho viaggiato per un certo periodo di tempo e lui intanto ha finito l’università laureandosi in Ingegneria. L’idea dell’album è nata dopo: io sono tornato dalla Spagna e ho conosciuto meglio questo strumento, l’ukulele appunto, e abbiamo deciso di creare questo connubio con le percussioni, ma più che altro di tentare proprio una sorta di interazione tra uno strumento d’oltreoceano che appartiene ad un’altra cultura come quella hawaiana e unirla con il mediterraneo.
G.D: Sì prediligiamo il mediterraneo ma soprattutto c’è da dire che siamo due ex metallari, e questo conta alla fine…!
Ecco! Quali gruppi vi hanno ispirato?
D.V: In riferimento a questo album possiamo naturalmente citare il flamenco, io ho vissuto diversi anni in Spagna e quindi ho avuto modo di conoscere le culture gitane.
G.D: Anche le musiche lucane.
D.V: I Tarantolati di Tricarico, ad esempio.
E la vostra passione per questi strumenti com’è nata? Come vi siete avvicinati alla musica?
G.D: Per divertimento, per passione, e, naturalmente, soprattutto nell’ascolto.
D.V: Anche per cultura direi, per rivendicare un’appartenenza, già l’essere qui, adesso, in un locale di lucani…da noi in Basilicata si soffre molto questa mancanza di gioventù, quasi tutti emigrano, c’è in questo senso un aspetto salvifico della musica: nel fatto che puoi, andando fuori, anche riunirti con i tuoi compaesani. L’ukulele diventa quasi un simbolo se vuoi, più che in una dimensione concertistica, di vera e propria unione per il sud ed il nord. Le distanze si accorciano, c’è uno stare bene insieme che aldilà del concertino va’ sicuramente oltre.
Diteci invece di questa vostra ultima avventura: come avete scritto questo album?
D.V: In realtà non è stato pensato come un album, più che altro era un incontro tra amici, è pieno di collaborazioni infatti, come Rocco Mentissi, direttore di un’orchestra e grande esempio di musica lucana e Graziano Accinni, il chitarrista di Mango. E poi c’è anche un ospite internazionale: Martin Cockerham che ha creato il folk psichedelico inglese, è stato uno dei primi a portare l’ukulele nel pop, ha suonato con i Beatles e i Jethro Tull. E’ venuto in Lucania e se n’è innamorato, poi ukulelista anche lui ci siamo conosciuti. Anche in questo caso possiamo parlare di uno scambio, di una condivisione della nostra musica lucana.
G.D: Inizialmente possiamo dire che sia nato quasi per caso, mi ricordo ancora che Danilo mi chiamò una mattina e mi disse: “Ho preso in affitto lo studio di registrazione per una giornata, andiamo a fare qualcosa!” io ero inizialmente confuso “Sì ma cosa andiamo a fare? Vediamo cosa ne esce…” e ne uscì proprio “Pollicino’s dance”, il primo pezzo del Cd, poi da lì sono nati tutti gli altri…
Ho visto che avete cambiato spesso gli strumenti! Mi spiegate, da profana, le differenze?
D.V: Sì, ci sono tre ukulele: uno quello più piccolo che è soprano, un altro elettrico, modificato e poi c’è il basso, con le corde di silicone, è un prototipo di un mio amico geniale, che ha messo proprio queste corde speciali per creare questi toni cupi.
G.D: Io invece ho usato un hang artigianale, è un vibrofono a percussione, uno strumento svizzero nato nel 2000, è realizzato con la bombola del gas! Se ti avvicini senti ancora l’odore!
E adesso quali sono i vostri prossimi progetti? Cos’avete in cantiere?
D.V: Adesso siamo in giro in tour, fino a Giugno praticamente, e poi vedremo in estate, sicuramente la passeremo nella nostra regione, vogliamo rivivere certi festival come il festival dell’ukulele internazionale, sarebbe la quarta edizione, ed altri eventi con altri artisti lucani, molti sono presenti questa sera, come lo stesso direttore artistico del “Santi & Felici”.
G.D: Sabato suoniamo ad Ancona e poi dal 5 Marzo cominciamo il tour verso il nord est dell’Italia, cominciamo con Bologna, saremo il 6 a Ferrara, il 12 a Milano, il 14 e Piacenza e così via.
A cura di Maricia Dazzi.
Santi & Felici: Fan Page