Era il 2004, quando la redazione pugliese de La Repubblica denunciava uno strano fenomeno: ulivi secolari venduti online, molto spesso ad acquirenti settentrionali che volevano un angolo di mediterraneo proprio lì dove il clima (e la natura) avevano destinato ben altra flora e fauna (http://www.repubblica.it/2004/j/sezioni/cronaca/ulivipuglia/ulivipuglia/ulivipuglia.html)
Un pò come piantare le stelle alpine nei giardini delle villette del lungomare flegreo. Roba da pazzi. Già, ma succede.
Quel fenomeno non si è mai arrestato, anzi, e tanti testimoni parlano di ulivi asfittici nella ville della bassa bergamasca.
Da oggi, la regione Puglia rende più agevole l’espianto di quegli alberi grazie ai quali, i contadini pugliesi, per secoli, sono riusciti a lavorare il terreno altrimenti difficile da coltivare.
Ecco quanto riporta il sito barinedita.it:
mercoledì sera il Consiglio regionale pugliese ha approvato la proposta di modifica alla legge n.14 di giugno 2007, cioè la legge che tutela gli ulivi monumentali in Puglia.
La modifica consentirà la deroga ai divieti di danneggiamento, abbattimento, espianto e commercio degli ulivi monumentali, previsti dall’articolo 10 della legge, così da permettere la realizzazione di tutti i progetti edilizi approvati in epoca antecedente al mese di giugno del 2007.
Sono stati però approvati nuovi emendamenti che introducono maggiori garanzia a protezione degli ulivi che andranno espiantati. Prevedono l’obbligo di presentare un “progetto preventivo di espianto” che offra delle garanzie fideiussorie all’Amministrazione regionale, nel caso in cui gli ulivi espiantati non attecchiscano nella nuova sede. Inoltre, è previsto l’obbligo di reimpianto all’interno della stessa unità e, solo in caso di dimostrata impossibilità, il reimpianto altrove.
Dopo l’ex ministro presidente di regione che si lamenta col meteo per la pioggia incessante e la nebbia, qualche ricco signorotto di altre latitudini potrà bullarsi con gli amici di avere nel giardino di casa, un pezzo di quel Sud fatto di terroni e monnezza. Memoria storica di quel Sud che ha resistito a ben altri barbari, che, quelli si, avevano rispetto per frammenti di flora venerata come le pietre delle cattedrali.