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Ulster in finale come previsto ma Edimburgh vende cara la pelle

Creato il 29 aprile 2012 da Rightrugby

Heineken Cup semi-final: at Lansdowne Road, Dublin

Ulster 22 - 19 Edinburgh

Ulster in finale come previsto ma Edimburgh vende cara la pelle

Ma che bella combattuta è la semifinale "minore" tra Ulster e Edimburgh, antipasto della finale anticipata di domani a Bordeaux tra Clermont e Leinster!
Molto agonismo in campo, alla fine è passata la squadra non tanto più ricca di talento - lo è peraltro: un nome su tutti, il protagonista Ruan Pienaar - ma quella risultata più compatta, più solida e non a caso favorita. Però ha dovuto sudarsela, costretta dagli scozzesi che come di prammatica non hanno mollato mai, cedendo solo sul fronte della precisione. Non ci riferiamo a quella dalla piazzola, dove capitan Greig Laidlaw ha fatto il suo dovere in modo impeccabile, quanto nelle prolungate fasi oramai trademark del rugby scozzese a tutti i livelli, spesso concluse da errore proprio. Come la loro nazionale. Gunners che comunque lasciano Dublino a testa alta, latori di una lezione buona per noi minnows: non si parte battuti, mai e i punti si contano solo alla fine della partita.
La contabilità alla fine della gara difatti parla chiaro: una meta trasformata per parte, cinque punizioni su cinque tentativi per Pienaar, quattro centri su quattro tentativi per Laidlaw. Alla fine son solo tre punti di differenza, mentre la carta, la posizione in campionato, il roster a disposizione e chiunque abbia visto la partita per più di un quarto d'ora, parevano dire che la differenza dovrebbe essere ben più grande. Onore al merito di chi ha saputo vender cara la pelle.
Aldilà degli errori, c'è un settore in cui la superiorità di Ulster è sempre stata indiscussa, al quale si sono ancorati e grazie al quale è arrivata la vittoria: la mischia ordinata. Nonostante l'assenza di John Afoa, il trio Tom Court- Rory Best-Declan Fitzpatrik, ancorati da Johan Muller e Dan Tuhoy, ha dominato i contrapposti Jacobsen-Ford-Cross coi lock Gilchrist al posto di Lozada e Cox.
Dove invece la lotta è stata molto aperta e la partita ha assunto l'aspetto molto conteso ed appassionante che si diceva, è stato nel punto di incontro: protagonista del quale è la terza linea, dove uno Stephen Ferris, a mezzo servizio per problemi fisici, il lottatore Pedrie Wannenburg e Wyllie Faloon (la prossima stagione a Connacht) preferito al quinto sudafricano Robbie Diack in panchina, se la sono dovuti vedere col combattivo David Denton e coi potenti anche se poco precisi Ross Rennie e Netani Talei, sovente protagonisti di contrattacchi e controruck.
In mezzo oggi sono protagonisti i mediani: da parte gallese l'ordinato e deciso Michael Blair, da quella nordirlandese il grande Ruan Pienaar, talmente protagonista da rendere difficile persino ricordare chi giocasse apertura con lui (tal Paddy Jackson, un 19enne al posto di Ian Humpreys). A fianco di Blair c'era invece Greig Laidlaw, anche lui protagonista ma anche autore di alcune scelte non felici in fase di finalizzazione (si vede che nasce mediano: sovente prima pensa a provare a infilarsi, solo poi ad aprire) .
Dietro è risultato scarso lo spazio per i nordirlandesi: Andrew Trimble e Craig Gilroy si vedono in fase difensiva, come il centro Darren Cave, mentre l'estremo Stefan Terblanche si distingue per il gioco tattico e una stupidaggine; l'unico trequarti in maglietta bianca che mostra idee e iniziativa è Paddy Wallace, il vero regista avanzato dei nordirlandesi. Lato scozzese, i trequarti invece han toccato quantità industriali di palloni in attacco; solo che, come quando sono in nazionale, quand'è il momento di passare penetrano, e quand'è il momento di tenere, fanno offload. In effetti la prova di Nick De Luca col giovane Matthew Scott in mezzo e di Tim Visser coi virgulti Lee Jones e Tom Brown in fondo, brilla più per quantità che per qualità.
La cronaca - L'iniziativa spetta al più debole sulla carta: deve costruirsi il rispetto in campo. Edinburgh  si mostra subito propositiva in avanti, con Mike Blair e Tim Visser a proporre quesiti alla difesa di Ulster. La quale risponde tentando un po' di gioco al piede, intercettando strane brezze in quota nel catino dell'Aviva Stadium; non sono da meno gli scozzesi, per nulla intimiditi dalle pedate di Terblanche e Pienaar. Al sesto minuto il mediano sudafricano ricorda agli avversari che contro certe squadre attrezzate del rugby moderno, la zona rossa inizia da metà campo: centra la prima punizione dalla lunga distanza. Il controllo del possesso e l'iniziativa in mano agli scozzesi pagano però dividendo; nel giro di due minuti Laidlaw risponde, piazzando due punizioni che portano il punteggio sul 6-3.
Ulster a quel punto alza il ritmo, gestita da mani e piedi di Pienaar e idee di Wallace, ma ancorata saldamente al  dominio in mischia ordinata. E' proprio una di queste, sulla linea dei 5 metri scozzese al quarto d'ora, a permettere a Pedrie Wannenburg (in foto) la più classica delle mete da numero otto: la mischia avanza lievemente girata a sinistra, ovale tra i piedi dello skipper e per un pelo non gli scappa fuori; appena Talei e Rennie si staccano, lui la raccoglie e si lancia mentre Ferris li taglia fuori, è meta.
Edinburgh produce quantità industriali di fasi su fasi d'attacco, autentiche lezioni di mantenimento del possesso in modo veemente, guadagnando terreno ma perdendo regolarmente l'ovale sul più bello, dentro la linea dei 5 metri avversaria. Una volta per cattiva scelta di Laidlaw, un'altra nel tentativo di allungarsi verso la meta, un'altra per un passaggio in avanti, con Talei protagonista nel bene come nel male. Tanta fatica e zero risultati, Ulster difende in modo disciplinato.
Il grave è che la cosa prosegue anche nei dieci minuti di superiorità numerica: alla mezz'ora Poite, avvisato dall'assistente Gauzere, affibbia un giallo a Terblanche, colpevole di aver rifilato un paio di ceffoni in faccia a Ford che lo tratteneva in ruck (bel pugile Ross Ford: dopo i colpi alza la testa e si guarda intorno privo di smorfie di dolore, come a domandarsi cossa xe stà?).
Altra messe di assalti all'arma bianca sotto i pali che risulta infruttuosa. Non per Uster, che in una delle rare occasioni di possesso si spinge avanti fino alla zona utile per il piede di Pienaar e capitalizza col 13-6 un fuorigioco di Lee Jones. Tornati in parità  numerica alla fine del primo tempo, Ferris affossa palla a terra concedendo a Laidlaw  l'opportunità di ridurre il distacco a quattro punti.
La partita del secondo tempo parte quindi aperta: nonostante la sagacia della regìa di Pienaar, il rischio è che con tutta quella pressione, prima o poi qualcuno degli scozzesi trovi un varco, s'inventi un guizzo vincente. Per intanto al 46' Laidlaw riduce lo svantaggio al minimo possibile, un punto, centrando un penalty concesso da Rory Best.
E' Pienaar a indicare la via ai suoi: nessuno schiacciamento intimorito indietro, nessun ripiegamento, con un perfetto chip and chase si procura prima una punizione da cui guadagna territorio per una rimessa. Ulster par lì per segnare, prima con maul poi con le penetrazioni, ma prima  Dan Tuohy poi Wannenburg vengono tenuti fuori dall'area di meta e a quest'ultimo Laidlaw riesce a strappar via l'ovale, calciandolo lontano.
Lo stallo dura per oltre dodici minuti, ma non lo abbattono gli scozzesi: Pienaar piazza due punizioni a cavallo dell'ora di gioco, portando il punteggio su un più confortevole 19-12, distanza di break. Nel mentre i Gunners rimettono in moto indefessi il loro copione sempre uguale e sempre veemente, a cinque minuti dalla fine uno dei tanti errori scozzesi di handling su passaggio, stavolta di Ford, diventa la chiave della vittoria per Ulster: Pienaar centra pure questa punizione, è 22-12.
Se non l'avesse piazzata, sarebbero stati i supplementari: difatti il subentrato ala James Thompson arriva a tempo scaduto a marcare finalmente meta, finalizzando un break della linea difensiva irlandese operato da Talei. C'è solo il tempo per trasformare e Laidlaw non sbaglia, ma non basta.
Edinburgh recrimina per l'insufficienza in mischia e la mole di errori ma si può consolare col miglior risultato della storia del rugby di club scozzese (tiè Glasgow!) e con lo scalpo di Tolosa appeso in bacheca. Ulster guadagna la seconda finale della sua storia e si accomoda alla tv, per assistere comodamente al sangue e alle energie che fluiranno copiose domenica nell'altra semifinale, o almeno così sperano: chiunque vinca a Bordeaux, quelli di Belfast saranno gli underdog: sovente si è rivelato un buon punto di partenza.

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