Ultimatum alla Grecia, riforme in tre giorni o fuori dall’Euro

Creato il 13 luglio 2015 da Mrinvest

L’Eurogruppo ha dato l’ultimatum alla Grecia, ribadendo la linea dura di una resa senza condizioni. A nulla è valsa la buffonata del referendum di Tsipras.

Tanto tuonò che piovve. I leader della Zona Euro hanno dato l’ultimatum alla Grecia, fregandosene del risultato del referendum del 5 luglio scorso.
Viene meno così la tracotanza di un personaggio, Alexis Tsipras, che, per guadagnare tempo e per scaricare sul popolo greco le gravi responsabilità che si era addossato impostando la sua campagna elettorale all’insegna del “fuori dall’Europa e dall’Euro”, ha pensato bene di indire un referendum inutile quanto grottesco.

D’accordo, i referendum popolari sono il simbolo della libertà, ma dopo devono essere anche rispettati. Nella fattispecie il 61% dei greci ha votato NO: il popolo greco, in sostanza, vuole uscire dall’Europa, ed ha accettato le linee politiche di Tsipras. Il leader greco, da molti osannato e acclamato come paladino della libertà, ha rivoltato la frittata dicendo che il NO avrebbe rafforzato il suo potere contrattuale di fronte all’Eurogruppo, ma trasformandolo di fatto in un SI. Ed ha chiesto ancora soldi in cambio di un paio di promesse insufficienti e aleatorie.

La falsa politica di Alexis Tsipras ha prodotto l’ultimatum alla Grecia.

Dalla data della sua elezione, il 26 gennaio scorso, a Capo del Governo greco, sono trascorsi cinque mesi e mezzo, mesi di passione, durante i quali è stato un susseguirsi di riunioni infinite, trattative, ultimatum poi rientrati, promesse non mantenute, tensioni, annunci e marcie indietro, banche chiuse, proteste di piazza, perfino un referendum seguito dalle dimissioni sacrificali del Ministro delle Finanze (il compagno Yanis Varoufakis, atletico, di bella presenza, amante delle moto).

In questi mesi si è consumato lo psicodramma dei greci, costretti a fare la fila ai bancomat per prelevare 60 euro, si è messo in ginocchio un turismo florido su cui si sono abbattute in pochi giorni centinaia di migliaia di disdette e si sono gettati nel caos i mercati finanziari.
E ancora, riunioni dell’Eurogruppo, diversi summit con capi di Stato e di Governo, seguiti sempre da una fumata nera, con l’Europa da una parte che voleva da Tsipras atti concreti, nero su bianco, prima di riaprire i rubinetti del credito ed il Premier greco stretto tra le promesse elettorali non mantenute di un addio alle austerità dei greci ed il bisogno di soldi per far fronte ai pagamenti.

Tutto questo ha segnato profondamente i rapporti con l’Europa, che non ritiene Tsipras più affidabile. E’ prevalsa la linea dura, non c’è più tempo, è urgente intervenire, anche perchè i bisogni finanziari per il terzo salvataggio della Grecia sono stimati in 82-86 miliardi di euro, di cui 12 da coprire entro un mese.

Di fronte all’ultimatum alla Grecia il compagno Tsipras non sorride più.

E’ pronto dunque un documento preparato dai 19 ministri finanziari dell’Eurogruppo, un ultimatum alla Grecia che segna di fatto una resa incondizionata di Tsipras.
Le scadenze prevedono che entro il 15 luglio il Parlamento greco debba approvare alcune misure indispensabili, tra cui l’abolizione delle baby-pensioni (si va in pensione anche a 52 anni) e l’aumento dell’Iva: solo allora si potrà iniziare a negoziare il nuovo prestito. E poi entro il 20 luglio Atene dovrà presentare una riforma dell’amministrazione pubblica, la reintroduzione dei licenziamenti collettivi, la fine dei salvataggi delle banche da parte dello Stato, lotta alla corruzione ed all’evasione fiscale, il ritorno della Troika ad Atene per supervisionare i progetti di legge prima che passino in Parlamento e poi per monitorarne l’attuazione. Anche sulle privatizzazioni si chiede di fare di più, ed una delle proposte è quella di creare un fondo dentro cui andrebbero i ricavi delle vendite degli asset nazionali, soldi bloccati però per essere utilizzati per ridurre i debiti.

Emblematiche le parole della Cancelliera tedesca Angela Merkel: “Non ci sarà un accordo a qualunque costo, un cattivo accordo sarebbe peggio di un mancato accordo. La valuta più importante che si è persa è la fiducia”.

Dunque, un vero e proprio ultimatum alla Grecia, prendere o lasciare e, come sempre, è il popolo a rimetterci. I greci sono da anni vittime di malaffare e corruzione politica e adesso viene presentato loro il conto, un conto salatissimo, pesante, che dovranno pagare con lacrime e sangue.


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