Ok.
Fai un gesto deciso.
Raccogli quel che resta e con la stessa fermezza con cui hai avviato il passo prendi la porta.
Lo hai fatto.
Ora hai un piccolo zainetto, pieno zeppo di cose di cui non sai cosa farne.
"Mi serviranno un giorno", ti dici.
Ti porti appresso un peso non specificato, indefinito.
"Lo metto qui in attesa di capire che farmene".
E nel frattempo vaghi, nel frattempo vivi.
Così passano le ore, passano i giorni, quel tempo inizia a farsi mesi.
Ma tu lasci che gli attimi scorrano lenti, che ti percorrano da capo a piede.
E ogni nuova parola, nuova voce, nuova corda, suona come se già la si conoscesse.
Ma da te vuole tutto.
Ti ritrovi a scavare in altri zainetti lasciati lì, più pesanti.
Non avresti voluto forse, eppure lo hai fatto.
Perchè?
"E' strano, troppo strano", ti dici.
Non hai mai sentito quella voce, né quell'eco, impercettibile per un sordo.
Capita, allora, che certi gesti vengano spontanei.
Anche a te che non sapevi muoverti.
Ti osservi: oggi sei padrone del movimento.
Dunque la voce si fa chiara, il senso si riattiva, la mente vola, il corpo c'è.
"Tutto regolare", certo.
E il cuore?
-Il cuore pompa.
"Ah, ecco cos'è..."