Così poi non mi rimane traccia, e quindi, morale della favola, sono obbligata a scrivere questo post a mo' di promemoria.
Perché non volevo scrivere questo post?
Perché, su un libro in particolare, il mio giudizio non sarà positivissimo; e la cosa mi dispiace un casino, per un motivo che spiegherò poi.
Ma andiamo con ordine.
1) "Giro di vite", di Henry James
Protagonisti del più famoso racconto nero di Henry James sono due bambini, Flora e Miles, perseguitati ma anche attratti dai fantasmi di due personaggi che in vita condividevano le loro giornate. Come in tutti i racconti di James, però, vero protagonista è anche la cupa, minacciosa atmosfera, piena di oscuri presagi, che incombe su paesaggi e persone. Una storia nella più stretta tradizione gotica, tra sovrannaturale e realtà, scritta da un grande narratore dell'Ottocento.
Prima di leggere questo racconto lungo, pensavo che Henry James avesse uno stile pesante e barocco. La colpa di questo mio pregiudizio è dell'albo n.46 di Dylan Dog, "Inferni" (il più bel numero di Dylan Dog in assoluto, in mia modesta opinione).
In questo albo, strutturato a "ministorie", a un certo punto c'è una citazione di James. Oh, ci credete se vi dico che, nonostante abbia riletto cento volte questo albo, non sono mai riuscita a leggere quella citazione per intero? Mi distraggo, mi annoio, mi perdo a metà.
Beh, Giro di Vite non è così. Provate a leggere la prima pagina. O l'incipit. Ne verrete rapite e non mollerete la storia. Storia inquietante, soffusa di mistero: racconto di fantasmi... o di pazzia. Perché scegliere qual è la verità sta al lettore.
Racconto che vale la pena di leggere.
2) "Un maledetto guaio, Kowalski", di Antonio Chiconi
Mi chiamo Kowalski e vendo felicità. Sono aperto 24/7 sempre a disposizione della mia affezionata clientela. Clientela fedele e sempre in aumento, perchè io sono il mago della pioggia, trovo tutto quello che vuoi e anche quello che ancora non vuoi. Abito nel CONDOMinio da più di quanto mi piaccia ricordare e pago regolarmente l’affitto. Da me niente casini entri compri esci, solo cash e niente credito o cambio merce, se sei uno abituale due parole ci possono scappare. Accetto anche ordini telefonici, ma con cautela non si sa mai chi ci può essere all’ascolto...
Preso perché gratuito su Amazon, è un romanzo breve, pulp, che personalmente ho trovato divertentissimo. Non pensate alla verosimiglianza, quando lo leggete: pensate a un cartone animato, semmai... o a un film di Tarantino!
Scorrevole, con dialoghi non-sense e situazioni strambe, lo comincerete e vi ritroverete alla parola "Fine" in un batter d’occhio, senza esservene accorte.
Leggerò anche gli altri della serie, ma a piccole dosi (tanto per rimanere in tema). Vi farò sapere.
3) "La Sposa di Salt Hendon", di Lucinda Brant
Quando il Conte di Salt Hendon sposa Jane Despard, figlia di un signorotto di campagna, la Società inorridisce. Ma Jane e Lord Salt hanno in comune un passato di sfiducia, angoscia e tristezza. Quattro anni dopo, sono costretti a un matrimonio che nessuno dei due desidera; il Conte per onorare il desiderio di un uomo morente; Jane per salvare il fratellastro dalla rovina finanziaria. Bella dentro e fuori, la paziente e sempre ottimista Jane crede che l’amore possa vincere su tutto; ci vorrà un po’ di più per convincere il Conte. Entra in scena Diana St. John, che è vissuta in un paradiso artificiale credendo di poter diventare un giorno Contessa di Salt Hendon. Si spingerà oltre i limiti, fino all’omicidio, per ottenere l’attenzione del Conte. Riusciranno i novelli sposi a superare i pregiudizi del passato e la sinistra opposizione e a innamorarsi da capo?
No. No no no no. No. Non ci siamo. Non è possibile che un uomo rovini una ragazzina e poi le lasci prendere la colpa "perché lei non lo ha aspettato". Salt Hendon, quando sa che Jane è stata scacciata dal padre ed è stata accolta da un mercante anziano e bigotto (un uomo che, tengo a sottolineare, Salt Hendon non può considerare il suo amante), la lascia semplicemente lì?
E nessuna lettrice ci trova da ridire?...
Allora ci trovo da ridire io.
SALT HENDON È UN GRAN FIGLIO D'UN CANE!!!
Oltre a ciò, è di una schifosa, infinita codardia: non confessa neppure al padre di Jane che è stato lui, Salt Hendon, a rovinarla. Immenso puzzolente escremento di verme. (Non so se i vermi evacuano, ma se lo fanno, il risultato è Salt Hendon.)
No no no NO. A parte che ci sono tutti i cliché possibili e immaginabili in questo libro - lettere scomparse, cose che non si dicono non si sa perché - ma avrei accettato ogni cosa, tranne il comportamento da carogna di questo sottospecie di verminante stitico.
Però, ora mi calmo, e a onor del vero aggiungo che il libro è scritto benissimo, pieno di descrizioni sul periodo storico, e, visto che è piaciuto a tutte le lettrici tranne me (ma guarda che novità) vi consiglio di leggerlo. Anche perché si trova gratuito su Amazon.
4) "Di carne e di carta", di Mirya
Chiara vive di carta. Insegna, studia e legge di tutto. Sui libri e coi libri è cresciuta, i libri sono stati la sua famiglia e i suoi migliori amici e dai libri ha appreso l’amore: l’amore per le pagine ma anche per gli uomini che in quelle pagine vivono.
Leonardo entra nella sua vita per seguirla nel Dottorato di ricerca, ed è un uomo concentrato sulla realtà di carne: per lui il distacco dalle parole scritte è vitale e non accetta l’approccio passionale di Chiara. Ma è stato davvero un caso, a portarlo da lei, o c’è una trama anche dietro al loro incontro?
Tra un canto di Dante e una canzone degli ABBA si combatte la guerra tra la carne e la carta, una guerra che non ha vincitori né perdenti e che forse non ha nemmeno schieramenti.
Ecco la mia nota dolente. Ma mi tocca essere onesta.
Quando ho cominciato questo libro ho pensato che era IL libro. Il cinque stelle. Il vincitore designato del Best Book Award 2014. E ho amato l'autrice, mentre leggevo avevo voglia di scriverle una mail per dichiararle mia imperitura stima perché, scorrendo le sue parole, le sentivo riecheggiare nella mente, così perfette, parole così chiare per spiegare concetti così difficili.
E un'invidia - spero sana - nel vedere quanto era brava a scrivere, trascinandomi con uno stile curato ma non invadente, perfetto compromesso tra bellezza del suono e scopo - scopo che è, sempre e comunque, quello di raccontare una storia.
Avete presente quando tutto, tutto quello che leggete, è nelle vostre corde?
Trascinante, profondo, dialoghi brillanti, comportamenti realistici: la prima metà del libro è perfetta, punto. Tanto che ieri, che era gratis su Amazon, l'ho preso a tradimento per mia sorella, che non legge mai romance (se lo ritroverà sul kindle quando lo accenderà; l'ingenua ha lasciato registrato il suo account sul pc di casa mia e allora… scherzetto!), perché è un libro vero, pieno di sfaccettature, che tutti dovrebbero leggere senza pregiudizi.
Ma poi…
Da metà in poi…
Nuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu!!!
Qualcosa comincia a stonare. È come se lo stile prendesse il sopravvento sulla storia; cominciano a esserci troppe parole, troppe citazioni, troppo compiacimento nelle frasi. Comincio ad accorgermi che sto leggendo un libro, mentre prima ERO il libro.
Ecco, l'ho detto; nella seconda metà di “Di carne e di carta” le spiegazioni verbali sono troppe e troppo poco è il linguaggio del corpo o azioni. Forse la verità è che questo è un problema mio, solo mio: odio le spiegazioni. Per me il libro perfetto è fatto del 99% di domande e solo dell'1% di risposte. Sono fatta male; no no no, le spiegazioni no, ammazzano il pathos, razionalizzano l'irrazionalizzabile.
Quindi non fraintendetemi, il libro è splendido; che dialoghi, ragazze, e che pensieri riesce a mettere su carta l'autrice! Niente è superficiale, niente; ho sottolineato, credo, almeno cento frasi.
Il "tradimento" è stato solo farmi ricordare che stavo leggendo un libro, dopotutto, e che Chiara e Leonardo erano, per ironia della sorte, proprio quei "personaggi di carta" da cui si volevano emancipare. Vorrei riuscire a farvi capire il mio dispiacere nel comprendere che, dopotutto, questo era "solo" un quattro stelle; un po' una pugnalata, quell'ultima metà del libro, per me che ero così presa da Chiara e Leonardo.
La delusione non sarebbe stata così grande, anzi non ci sarebbe stata affatto, se non lo avessi subito eletto a libro perfetto, e a capolavoro. Capolavoro che comunque rimane; finirà senza dubbio nella mia cinquina di migliori libri dell'anno.