Houston, 20 Luglio 2015 – Di che sto parlando? Ma dei cari vecchi campi di concentramento, signori miei. Dopo i Lager, i Gulag, i Campi della Morte cambogiani, quelli di rieducazione in Cina, etc. sentivamo proprio la nostalgia di questa brillante invenzione dell’ingegno umano. Ora, ci saremmo aspettati di vederla riproporre, magari, da una monarchia sanguinaria o da un arretrato dittatore africano. Invece no. L’ultimo elogio ai campi di concentramento ci viene – guarda caso – da The Land of the Free, la terra degli uomini liberi, gli USA. E non da un membro qualunque del Tea Party o del Ku Klux Klan, ma, niente di meno che da un generale democratico, distintosi sempre per le sue posizioni progressiste. Il generale, ora in pensione, che fu anche candidato democratico alla presidenza, Wesley Clark. Laureato a Oxford in filosofia, politica ed economia. Ma veniamo ai fatti. Venerdì scorso, nel corso di un’intervista alla MSNBC, commentando l’ennesima mattanza commessa da un sedicente terrorista a Chatanooga in Tennessee, il nostro ha fatto un discorso davvero brillante. Seguiamo il suo pensiero. Dunque, dice il generale, abbiamo un problema in America. Siamo in guerra. Il nemico è il terrorismo islamico. Questo terrorismo tende ad affascinare le persone più instabili, quelle più facilmente ‘radicalizzabili’. Dunque bisogna individuarle e ‘tagliare la mala erba’ da subito, dall’inizio. Come fare? Il bravo generale va anche nel dettaglio. Dice letteralmente “c’è sempre stato un certo numero di giovani alienati che non hanno un lavoro, che sono stati lasciati dalla ragazza, che non stanno bene in famiglia. Noi dobbiamo osservare questi segnali. Ci sono membri della comunità che possano entrare in contatto con queste persone e farle ravvedere e incoraggiarle a guardare le cose positive che abbiamo”. E se non ci si riesce, se questi giovani ‘sfigati’ senza lavoro, ragazza e famiglia continuano imperterriti a scivolare verso il terrorismo? Beh, in tal caso – continua il nostro inossidabile Clark – visto che siamo in guerra, bisogna trovare una soluzione, no? “Se queste persone diventano degli estremisti e non sono dalla parte degli Stati Uniti, se sono sleali verso gli Stati Uniti, come questione di principio, bene. È un loro diritto ma è anche nostro diritto e dovere di separarli dalla comunità civile per tutta la durata del conflitto”. Non fa una piega. Capite genitori? Se avete un figlio senza ragazza, che ha perso il lavoro e che magari si fa qualche canna di straforo – in breve il prototipo dell’’americano sleale’ – ve lo potete trovare da un giorno all’altro in un bel campo di concentramento a stelle e strisce. Non finisce qui, il nostro generale continua imperterrito: “io credo che a livello di politica nazionale abbiamo bisogno di guardare a ciò che la radicalizzazione significa, perché siamo in guerra con questo gruppo di terroristi. Essi hanno una ideologia”. E qui arriva la ‘perla’, il richiamo a uno dei più brillanti esempi di libertà made in USA, ma ascoltiamo Clark: “durante la seconda guerra mondiale, se qualcuno parteggiava per la Germania nazista contro gli Stati Uniti, non gli dicevamo che c’era libertà di parola, lo sbattevamo in un campo di concentramento, erano prigionieri di guerra”. Chiaro? La guerra è guerra, amici. Poco importa se le guerre vengono inventate per poter consentire ai governi di comportarsi come se ci fossero. Questi sono dettagli, sicuramente tirati fuori dagli ‘americani sleali’. Finisce qui? No, il generale ha pensato a tutti, anche agli ‘alleati’ dell’Impero in guerra. “Penso che dovremo usare sempre maggiore durezza in questa situazione, e non solo negli Stati Uniti, ma anche i nostri alleati come la Gran Bretagna, la Germania e la Francia dovranno esaminare le loro leggi nazionali”. Per fortuna che non ha citato l’Italia, se no con tutti gli sfigati di casa nostra non bastava una regione per internarli.
Fonte: www.altrogiornale.org