Un lato oscuro della follia umana diventato realtà, le SS entrano nei paesi, sfondano porte, prelevano persone, le deportano, mentre i bombardamenti si fanno più fitti, si formano lunghe fila di esseri umani, aggrappati alle poche cose trasportabili che rappresentano il loro passato di umanità: un costume da bagno regalato dal padre indossato sotto il vestito, alcuni diamanti cuciti nell’orlo dell’abitino, da una madre che tenta di salvare la figlia, una fotografia al bordo di una piscina, cuscini e coperte…nell’aria riecheggiano le urla dei soldati: “Non vogliamo ebrei, dobbiamo liberarci di voi”!
Un programma di eliminazione eseguito con ferocia, in soli tre mesi di quel terribile ‘44 dalle campagne vengono deportati, quasi tutti ad Auschwitz, 440.000 ebrei orientali, poche migliaia dei quali tornano a casa alla fine della guerra. Molti di essi non superano l’inverno, costretti ad agghiaccianti “marce della morte”, viaggi allucinanti verso la Germania, a piedi in mezzo alla neve, senza acqua né cibo e in condizioni fisiche penose. Animali braccati, soli, senza speranza, mandati via dai loro paesi, indesiderati, pigiati gli uni contro gli altri, bambini che piangono, la paura toglie il fiato, all’arrivo, la fucilazione, o peggio, attende i superstiti: migliaia di persone, sorvegliate dai cani, vengono separati in due file, una va direttamente nella camere a gas, gli altri, denudati e spogliati di ogni identità diventano un numero marchiato a pelle, stipati nelle baracche, in compagnia di pidocchi e infezioni, fame e freddo…dimenticati dal Dio in cui credono. Cavie umane, test, sterilizzazione, esperimenti scientifici e poi la veloce conclusione nelle camere a gas, dai due ai quattro per morire, per essere cancellati dalla faccia della terra.
Un disegno folle e delirante concepito all’inizio del conflitto per volere di Hitler: Dachau, Auschwitz, Bergen-Belsen, Buchenwald, M
Questo documentario diviene emblematico di tutta la realtà europea, quasi la sintesi di quanto accaduto agli ebrei nell’intero continente durante la seconda guerra mondiale, va utilizzato come strumento di istruzione globale sull’Olocausto e come mezzo per diffondere la tolleranza razziale, religiosa, etnica e culturale. Il passato non muore, non deve morire, va meditato e rimeditato, vi si può riconoscere il futuro…