Ultimo tango al Tiburtino

Creato il 03 settembre 2010 da Sogniebisogni


Il nuovo trasloco mi porta sulla via Tiburtina, un quartiere nel quale ho abitato quando ero studente, appena arrivato a Roma. Era un settembre livido e ricordo l’impatto duro della grande città, con i casermoni ex-proletari, ma ormai imborghesiti dalle file di vetrine che offrivano articoli voluttuari e pizzette, senza ingentilire di un grammo la brutale spietatezza della grande cementificazione anni Sessanta-Settanta. Balconi che danno su altri balconi e macchine che sfrecciano veloci verso la tangenziale, semafori permettendo. In un certo senso, tornando qui, ho chiuso un cerchio che si era aperto quasi vent’anni fa. Da qui sono fuggito appena ho scoperto che c’erano zone di Roma più vivibili e più appetibili per un diciottenne e qui sono ritornato spinto dai prezzi un po’ più bassi e dalla necessità di essere ben collegato.

La casa è microscopica e per ora vuota. Ho scoperto a mie spese che comprare mobili in Italia richiede estenuanti trattative e tempi da Unione Sovietica per le consegne (con prezzi ovviamente da Italia, cioè da ladri). Non ho comunque scelta e siedo su un materasso buttato di traverso fra casse di libri che prima o poi dovrò aprire (magari quando avrò una libreria). Ogni tanto sento una sirena che passa verso via Tiburtina, probabilmente diretta al vicino Policlinico. Negli ultimi anni la popolazione del quartiere è cambiata molto. I miei vicini di casa sono dell’Ecuador. Il condominio è pieno di coppie con figli, italiane e straniere.

La vecchia Stazione Tiburtina è stata demolita e viene ricostruita per essere lo snodo urbano dell’Alta Velocità. Un progetto mastodontico che unirà il Nomentano con la vecchia borgata pasoliniana di Pietralata, due mondi che ancora vent’anni fa erano agli antipodi. Passando lì vicino non posso fare a meno di figurarmi che effetto farà il gigantesco edificio a ponte in vetro e acciaio circondato da quei ridicoli condomini poveri degli anni Sessanta. Li nobiliterà o li farà sembrare ancora più stupidi?

Non credo che vivrò male, ma il ricordo di quanto ero depresso qui nel 1991 ancora mi fa dolere le cicatrici mentali. E settembre avanza, insieme alla voglia di ricominciare.


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