UMANESIMO E RINASCIMENTO (parte II) – Le poetesse del ’500 – Riforma e Controriforma

Da Bambolediavole @BamboleDiavole

Illustrazione di Antonia Emanuela Angrisani

Tra il XV e il XVI secolo il culto della grazia dell’ingegno e dell’armonia comincia ad avere timidi effetti anche sulla condizione della donna. In realtà, come accade sempre nei periodi di mutamento, alla donna è richiesto un doppio sforzo, e cioè assolvere due compiti: quello di donna e quello di uomo. Masuccio Saleritano nel suo “Novellino” all’interno dell’orrida selva del muliebre sesso, colloca un “Sacrario della Pudicizia” abitato dalle donne di casa Aragona, uniche ad aver superato la loro natura femminea: non più quindi donne, ma un po’ meno che uomini. Il famoso storico svizzero Burckhardt può infatti affermare che “la lode più alta che potesse essere concessa alle grandi donne era di possedere mente e coraggio degli uomini”, il temine “virago” allora utilizzato unicamente con accezione positiva, ne è testimonianza. 

Umanesimo e Rinascimento pullulano di teorie e trattati sulla donna, con tematiche che variano dai problemi del matrimonio alla gestione familiare e all’onestà, gli autori sono quasi sempre chierici o ecclesiastici, con un impostazione piuttosto misogina. Non è un caso che famosi testi scritti da uomini che parlano della donna come elemento costitutivo della società – I colloqui di Erasmo; Il Cortigiano, il Decameron – ebbero numerose correzioni da parte della Censura.

Ritratto di Lucrezia Borgia

Molto spesso le donne che avevano la possibilità di gestire una parte del potere maschile, nella politica o nella cultura, si diceva fossero di facili costumi, come ad esempio si racconta di Lucrezia Borgia, figlia illegittima del papa Alessandro V e Vannozza Cattanei, mecenate e protettrice di artisti come Ariosto e Bembo.

Tra le poetesse e letterate del ’500 ricordiamo Vittoria Colonna (1490-1547) la più famosa del periodo, soprattutto per il circolo che animava e che annoverava tra gli altri Michelangelo Buonarroti che di lei scrisse “Un uomo in una donna, anzi un dio,” e che le dedicò rime e sonetti in sua lode alle quali la donna, tormentata dalla passione d’amore per un marito bello ed arido e poi dal dolore per la sua morte, rispondeva con sonetti di argomento religioso. Alla sua morte il devoto ammiratore, che non smise mai di vegliarla, superando la differenza di genere, per il dolore di quella perdita scrisse: “Morte mi tolse un grande amico”. 

Ritratto di Vittoria Colonna (Jules Lefèvre 1861)

Ancora, la veneta Gaspara Stampa, colta cortigiana veneziana che raggiunse un alto rango sociale e scrisse intense rime d’amore non corrisposto, un amore vissuto come come spinta metafisica dell’esistenza; Veronica Gambara (1485-1550) autrice di rime di argomento platonizzante in stile petrarchesco; Isabella di Morra (1520-1589) uccisa dai fratelli che scoprirono una corrispondenza segreta tra lei e il poeta spagnolo Diego Sandoval de Castro, nel castello di famiglia in Basilicata, ora visitabile come “parco letterario” (http://www.aptbasilicata.it/Parco-letterario-Isabella-Morra.527.0.html). E poi Tullia d’Aragona, Laura Battiferri, Veronica Franco, Isabella d’Este, Laura Terracina (che col nome di Febea fu membro dell’Accademia degli Incogniti), Lucrezia di Raimondo, Chiara Matraini.

A conclusione di questa parziale lista di poetesse italiane, due versi di Modesta Pozzo (più conosciuta come Moderata Fonte) che morì a soli 37 anni, poco dopo aver concluso il suo “Il merito delle donne” dove si discute di pregi femminili e difetti maschili, primo tra tutti l’uso della forza per tenere la donna in stato di soggezione. 

Libero cor nel petto mio soggiorna

Il Castello dove morì Isabella di Morra (Basilicata)

non servo alcun, né d’altrui son che mia”  

All’ estero figure di grande rilevanza del periodo sono Margherita di Navarra (1492-1549) sorella del Re di Francia, poetessa, moralista, mistica e umanista, che scrisse rime e prosa e leggeva Dante in Italiano, Platone in greco, Lutero in Tedesco, e fu interlocutrice diretta di Calvino e Marie le Jars de Gournay, allieva di Montaigne, di cui curò la prima edizione degli “Esseis”, ed autrice del trattatello “Egalitè des hommes et des femmes

Ritratto della Regina Margot (Margherita di Navarra)

Riforma Protestante e Riforma Cattolica

Il grande evento religioso del VX e XVI secolo fu certamente la Riforma protestante, fondamentale svolta storica che rompe definitivamente l’unità religiosa, politica e culturale europea. Con Lutero e Calvino (insieme a Montaigne, Erasmo da Rotterdam e Machiavelli) si infrange il monolitismo della cultura cristiano-latina ed inizia il processo di formazione delle nazioni. La critica del Potere, dell’Autorità papale e delle forme devozionali del cristianesimo, sono gli aspetti più eversivi della Riforma. Tra le donne riformate ricordiamo Caterina Von Bora, coraggiosa moglie di Lutero, il cui matrimonio sancì la fine del celibato dei preti in ambito protestate.

Emblematiche le storie di Ursula di Munstenberg (1491-1534) che fuggì con alcune compagne dal convento di clausura di Freiberg rifiutando la concezione oppressiva della vita religiosa delle donne con le parole del Vangelo “andate in tutto il mondo a proclamare l’Evangelo” (Marco 16-15) e di Elisabetta di Brandeburgo, che dopo venticinque anni di matrimonio cristiano si convertì al luteranesimo e fu costretta a fuggire in esilio per evitare la prigionia imposta dal marito; sua figlia Elisabetta di Brunswick aderì al protestantesimo e alla morte del marito prese la reggenza del Ducato.

Particolarmente drammatica fu la condizione delle donne anabattiste, considerate eretiche sia dalla chiesa che dai protestanti, processate e condannate in gran numero per il loro radicalismo sociale e religioso, come l’olandese Elisabetta Dirks che possedendo una copia del vangelo in latino fu torturata dal 15 gennaio al 27 marzo del 1549 senza rivelare i nomi degli altri anabattisti, e quindi chiusa in un sacco e affogata.

Estasi di Santa Teresa (Gian Lorenzo Bernini – Roma S. Maria della Vittoria)

Il seme del rinnovamento riformista attecchì anche tra i non riformati, dando slancio ad una “controriforma” cattolica che vide la nascita di nuovi ordini, il gesuitismo, il giansenismo, il quietismo. Le religiose appartenenti ai nuovi ordini, innestate sulla scia delle sante mistiche medievali, sono accortamente gestite e controllate dalle gerarchie ecclesiastiche e rappresentano il principale tentativo di contrastare il cammino della modernizzazione nel nome di una rinnovata spiritualità. Tra tutte spicca la maestosa personalità della spagnola Teresa d’Avila, nata nel 1515 prese i voti contro l’autorità paterna nel 1537. Le sue “visioni” sono famose e molto complesse, la spinta alla salvazione delle anime le fece avere molti adepti uomini e fondare diciassette monasteri di Carmelitani scalzi. Il punto di partenza della sua esperienza religiosa e mistica fu senz’altro una percezione acutissima del sentimento del dolore esistenziale umano, inteso nelle sue dimensioni più radicali e profonde. Beatificata nel 1616 e canonizzata nel 1622 è stata proclamata “dottore della Chiesa” da Paolo VI nel 1970.

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Sonetto – Isabella di Morra

(dialogo col padre lontano, nell’attesa vana del suo ritorno)

Torbido Siri, del mio mal superbo,

or ch’io sento da presso il fine amaro,

fa’ tu noto il mio duolo al padre caro,

se mai qui ‘l torna il suo destino acerbo.

Dilli com’io, morendo, disacerbo

l’aspra fortuna e lo mio fato avaro,

e, con esempio miserando e raro,

nome infelice e le tue onde io serbo.

Tosto ch’ei giunga a la sassosa riva

(a che pensar m’adduci, o fiera stella,

come d’ogni mio ben son cassa e priva!),

inqueta l’onda con crudel procella,

e dì: – M’accrebber sì, mentre fu viva,

non gli occhi no, ma i fiumi d’Isabella.

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Sonetto – Gaspara Stampa

Piangete, donne, e con voi pianga Amore,

poi che non piange lui, che m’ha ferita
sì, che l’alma farà tosto partita

da questo corpo tormentato fuore.

E, se mai da pietoso e gentil core

l’estrema voce altrui fu esaudita,

dapoi ch’io sarò morta e sepelita,

scrivete la cagion del mio dolore:

«Per amar molto ed esser poco amata

visse e morì infelice, ed or qui giace

la più fidel amante che sia stata.

Pregale, viator, riposo e pace,

ed impara da lei, sì mal trattata,

a non seguir un cor crudo e fugace

- Biblio:

Jacob Burckhardt – La società del Rinascimento in Italia – Newton Compton

Gaspara Stampa – Rime – Rizzoli ed.

Maria Bellonci – Lucrezia borgia – Mondadori Milano

Margaret L. King – Le donne nel Rinascimento – Laterza bari

Teresa d’Avila – Opere – O.C.D. Roma

Roland H. Bainton – Donne della riforma – ed. Claudiana Torino

Benedetto Croce – Isabella di Morra e Diego Sandoval De Castro, Sellerio, Palermo, 1983.

Baldacci – Lirici del Cinquecento - Longanesi, Milano, 1975.

 

Consigio di visione/lettura: La Regina Margot (La Reine Margot)filmdel 1994, diretto da Patrice Chéreau, basato sull’omonimo romanzodi Alexandre Dumas padre


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