Senza voler riproporre quella suddivisione schematica, fortunatamente superata dalla moderna esegesi nietzscheana, che vorrebbe l’opera del filosofo tedesco constante di tre periodi ben distinti, è indubbio che Umano, troppo umano (che, secondo la suddetta suddivisione, rappresenterebbe l’avvio del periodo centrale, forzatamente definito Illuministico) segni una svolta decisa nello sviluppo del suo pensiero. L’irrazionalismo che aveva permeato La nascita della tragedia e le quattro Considerazioni inattuali viene superato da un razionalismo contemplativo, non ontologico, fondato sulla mediazione tra esperienza biografica e osservazione esterna. Gli stessi eroi di quell’irrazionalismo, Wagner e Schopenhauer, i campioni del nuovo spirito tedesco, vengono buttati giù da quei piedistalli, sui quali erano stati posti dallo stesso Nietzsche che, in questo modo, ritiene d’essersi scrollato definitivamente di dosso il simbolismo mitico e la metafisica.
In Umano, troppo umano è centrale la figura dello Spirito libero. Lo stesso titolo fa riferimento a quelle mediocrità congenite dell’essere umano che impediscono l’affermazione dello Spirito libero. Umano, troppo umano è fingere per convenzione, mistificare la realtà, cedere al proprio egoismo anche quando risulta chiaro che l’altruismo e la nobiltà d’animo siano in grado di aprire migliori prospettive, anche e soprattutto per sé stessi. Lo Spirito libero è colui che rende il proprio pensiero autonomo rispetto all’ambiente da cui viene fuori, colui che non si adegua alla prassi della mediocrità, colui che nel distacco trova una più alta partecipazione alle sorti umane. Lo spirito libero è colui che si innalza su tutto ciò che è umano, troppo umano.
L’arte, che nelle opere precedenti aveva assunto un ruolo di guida, per la sua capacità di trasformare la volontà di potenza in armonia, mediando tra Dioniso e Apollo, ora viene considerata una mistificazione. Il genio è colui che spaccia per miracolo ciò che in realtà è il frutto del lavoro, dell’abilità tecnica. Nietzsche profetizza la fine dell’arte messianica, esemplare, illuminante, sommersa da una fruizione estetica meramente edonistica. Il ruolo di guida verrà preso dalla scienza, una scienza che dovrà basarsi sulla chimica delle idee e dei sentimenti, vale a dire sulla dimostrazione che tutto ha un’origine fisica, che il nobile viene dal volgare, l’altruismo dall’egoismo, il razionale dall’irrazionale.
Ma è sulla politica che Nietzsche ha le intuizioni più originali e profetiche. Innanzitutto, (siamo nel 1878) bolla il nazionalismo e il militarismo come anacronistici. Vede l’ineluttabile affermazione della democrazia, con tutte le sue contraddizioni. Si auspica una democrazia basata sulle competenze, dalla quale siano esclusi i più ricchi e i nullatenenti, entrambi esposti ai conflitti d’interesse. Individua nei cinesi, con un ragionamento stereotipato ma che ha colto molto nel segno, la casta degli operai del futuro.
In definitiva, Umano, troppo umano è la più chiara dimostrazione di quanto sia infondata la ricostruzione di chi si ostina a vedere in Nietzsche l’ispiratore del Nazifascismo.