Umberto Boccioni e Jack B. Yeats: Così Lontani, Così Vicini!

Creato il 03 maggio 2013 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Monica Cimini 3 maggio 2013

Due vite profondamente diverse e due quadri: Stati d’animo (I) Gli addii (1911) e The Emigrant (1928). Che relazione c’è tra queste due opere? Molti diranno nessuna. La prima è stata dipinta da Umberto Boccioni, esponente del futurismo; la seconda da Jack Butler Yeats pittore e scrittore irlandese, fratello del premio Nobel per la letteratura William Butler Yeats, e figlio di John Butler Yeats ritrattista d’ispirazione preraffaellita. Umberto Boccioni cantava l’inno alla guerra e non si rifiutava di menar pugni alla minima provocazione; Jack B. Yeats assisteva tutte le domeniche alla messa ed era un eterno Peter Pan. Costruì un teatro di burattini per i bambini del paese dove viveva. Abitava con la moglie in un vero castello nel cui cortile aveva installato una vera postazione di combattimento per giocare a battaglia navale con tanto di polvere da sparo avuta di contrabbando. Ma dipingere è un’altra cosa, Jack Yeats considerava finito un dipinto ogni volta che veniva interrotto e non è raro trovare sue tele lasciate con spazi vuoti qua e là. Boccioni, invece, impiegava parecchio tempo per terminare i suoi lavori e li teneva coperti in modo che altri non potessero vederli prima che fossero finiti. Stati d’animo (I) Gli addii è l’immagine di un treno che passa per la stazione. In lontananza si vede la locomotiva sbuffante che arriva verso l’osservatore quasi a volerlo investire. Poi gira davanti ai nostri occhi ed infine ci dà le spalle allontanandosi sulla strada ferrata. Boccioni descrive le persone che sulla banchina della stazione si scambiano lunghi abbracci. La scena si ripete su tutto il percorso fatto dal treno. La profondità dello spazio è data dai tralicci della ferrovia, fornendo almeno tre punti di fuga alle linee di costruzione della composizione. Caratteristica delle opere di Boccioni è la voglia dell’artista di mostrare all’osservatore tutti i punti di visione dell’immagine come nella bellissima Visioni simultanee (1911).

Jack B. Yeats in The Emigrant descrive una scena vissuta all’interno del vagone di un treno. Il protagonista è un passeggero in cerca di un posto a sedere. Si vede l’uomo fuori dal vetro dello scompartimento che guarda furtivo all’interno; scova un posto vuoto e finalmente si siede. Anche Yeats usava più punti di fuga per la distribuzione degli spazi, se ne possono individuare immediatamente due: uno determinato dalle linee di costruzione dello scompartimento, l’altro dall’incontro del braccio della donna con la colonna perpendicolare. Nelle sue tele, il pittore irlandese nasconde i suoi personaggi sotto gli occhi dell’osservatore: in Fair Day, County Mayo (1925) si rimane sbalorditi per la moltitudine di personaggi presenti nella tela. Tutti rappresentano il punto di un percorso che svela l’interezza dell’immagine. Non di rado il pittore stesso si intrufola nella tela come se volesse godersi dall’interno del quadro lo stupore di chi osserva. Tra questi due dipinti in comune non c’è solo il treno, ma un legame più profondo. Entrambi i pittori ebbero modo di conoscere l’arte cubista di Pablo Picasso e Fernand Léger. I cubisti scomponevano l’oggetto e lo rappresentavano proponendone i diversi lati, così che venivano fuori donne con nasi improbabili e altre figure difficili da decifrare. Quel che conta però è il concetto teorico. Il punto di rottura con le correnti artistiche che l’hanno preceduto è proprio questo: il cubismo non cerca di cogliere l’attimo, ma di descrivere i diversi stadi dell’immagine, come se l’artista dipingendo vi girasse intorno. Il futurismo, invece, riproduce l’azione o l’oggetto in movimento, inserisce nella tela le varie mosse del protagonista, lasciando anche qui l’osservatore parecchio perplesso. L’opera di Yeats è meno caotica, ma il pensiero è sempre lo stesso, inserire nel quadro l’intera azione.


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